La testimonianza di Meris, Spirito del Sole tornato in Terra Santa con un gruppo di clown terapia. Perché un naso rosso abbatte i muri della diffidenza e della rassegnazione.
«Non ce la faccio a non fare qualcosa»
«Un invito, poi un Viaggio… poi la missione». A questo ho pensato quando Marco – mio compagno di pullman di Un Invito Poi Un Viaggio 2014 – mi ha parlato del suo progetto un sabato sera di luglio, durante un incontro a Borgonuovo con suor Donatella Lessio, la quale presta servizio al Caritas Baby Hospital di Betlemme: il progetto di fare una missione clown, appunto, a Betlemme. Senza rifletterci, mi sono offerta pur non avendo mai aver fatto un’esperienza del genere. Marco e Qualcun’Altro si sono fidati.
Così undici mesi dopo e grazie all’aiuto di tante persone, in sei siamo partiti per Betlemme – dal 20 al 28 giugno 2015 – per la missione “Peace and Klaun”, per portare sorrisi in una Terra tanto meravigliosa, quanto martoriata. I nostri obiettivi erano andare a fare servizio al Caritas Baby Hospital e all’Hogar Niño Dios, trascorrere un pomeriggio di servizio ad un campo profughi e portare materiale foto-video in Italia per dare testimonianza di ciò che veramente accade, ma che i telegiornali non mostrano.
«Perché torni giù?» Questa domanda me l’hanno posta in tanti nei mesi precedenti alla missione, e mi sono tornate in mente le parole di suor Donatella Lessio: «Non potrete dire: “Non abbiamo visto”». La mia risposta è stata: «Perché non ce la faccio a non fare qualcosa dopo che ho visto».
Mi è bastato veramente qualche minuto per capire che a Betlemme e in Terra Santa c’è davvero molto da fare. Non nascondo che durante il primo Viaggio, quando abbiamo visitato l’Hogar e il Caritas, mi sono sentita come mai avrei voluto sentirmi in quel viaggio: una turista. Certo, il tempo era poco e le cose da fare tante, ma è stato lì, all’Hogar, che mi sono chiesta: «Cosa posso fare concretamente io, oltre che pregare per questi bambini, per questa gente? Cosa posso fare oltre che portare la mia testimonianza?» La risposta è arrivata circa tre mesi dopo, in quella benedetta sera di luglio.
La speranza si vede
Mi sono ritrovata con cinque splendidi compagni di viaggio immersa nella realtà di Betlemme, nelle sue strade, nelle sue persone, nel suo clima che non è facile, ma è addolcito dalla volontà di far vincere la gioia, la pace e l’amore contro qualsiasi muro. Andare ogni mattina al Caritas Baby Hospital, dove ci aspettavano suor Donatella e i volontari palestinesi pronti a fare clown terapia con noi, capitanati da Suor Lucia Corradin, era diventata una gioiosa abitudine.
Così mi sono ritrovata negli occhi di giovani genitori che portano i loro figli nell’unico ospedale pediatrico della Palestina, dove anche i farmaci faticano ad arrivare; mi sono ritrovata negli occhi del personale ospedaliero che occupa il proprio tempo libero a fare clown terapia; mi sono ritrovata negli occhi dei profughi palestinesi che non hanno più una casa, sebbene possiedano ancora le chiavi. Eppure basta tirare fuori un pallone e improvvisare una partita di calcio per vedere in loro il desiderio, la voglia e la speranza di essere liberi.
Mi sono ritrovata negli occhi delle suore che ogni giorno pregano, lottano, si fidano del Mister, con il quale a volte fanno anche “a cazzotti”: infatti quando sei al cancello di sicurezza per uscire da Betlemme e vedi il tuo simile, tuo fratello, una persona che è stata fatta come te ad immagine e somiglianza di Dio, a cui viene negata l’uscita semplicemente perché a chi comanda su quella terra piace ribadire il suo potere illegittimo su un’altra vita, non puoi restare indifferente, non puoi non indignarti e chiederti: «Perché?»
Mi sono ritrovata di nuovo a camminare nei luoghi delle nostre origini, dove duemila anni fa è cambiata la storia del mondo intero, dove Dio si è fatto Uomo per salvarci. E per chi non c’è stato, credetemi, si sente tanto la Sua presenza!
Mi sono ritrovata negli occhi delle persone su un pullman, ai quali sono bastati alcuni palloncini per creare un clima allegro e spensierato. E anche negli occhi increduli della gente che li ha visti scendere con i palloncini a forma di cuore in mano e un sorriso.
Mi sono ritrovata negli occhi pieni d’Amore, di fiducia e speranza di una donna che ci ha raccontato la sua storia, nella quale si era ritrovata privata di tutto, della sua casa, dei suoi ricordi, della sua libertà, di alcuni suoi familiari che vivono dall’altra parte del muro. Alla domanda: «Credi in un futuro dove israeliani e palestinesi vivranno pacificamente?» lei ha risposto con un sorriso che splendeva sulle labbra, ma veniva dagli occhi e dal cuore: «Voi credete in Dio? E in Gesù? Se ci credete dovete credere anche voi che israeliani e palestinesi vivranno pacificamente. Dio ha donato al mondo il Suo unico figlio per salvarci! Quale speranza è più certa?» Posso assicurarvi che, ogni volta che ricordo queste parole e le racconto, l’intensità dei brividi e delle domande a me stessa non cambiano.
C’è più gioia nel dare…
Mi sono ritrovata negli occhi della gente, alla quale bastava vederti con un naso rosso, la faccia truccata ed un sorriso per avere una ragione in più per andare avanti. Posso assicurare che per me donare tutto ciò è stata la cosa più naturale del mondo. Invece non è stato per niente scontato tutto ciò che ho ricevuto, forse troppo: abbracci, accoglienza, ospitalità, sorrisi, confidenza, fraternità, amicizia, gioia, condivisione, Amore. Portare tutto questo per due domeniche mattine di fila, alla Grotta della Natività, come Dono di ringraziamento a quel Bambino fatto Uomo per salvarci, è stata l’ennesima grande Grazia.
Se ho fatto quest’esperienza è grazie a quel primo “Sì” che ho detto in maniera non tanto razionale per Un Invito Poi Un Viaggio 2014: un “Si” che è stato guidato, benedetto e protetto sin dall’inizio da Lassù. Chissà se non avessi partecipato cosa sarebbe accaduto: magari sarei andata comunque in Terra Santa; magari avrei fatto comunque una missione clown; magari … ma non così, non con le stesse persone, non con le stesse emozioni, non vivendo le stesse esperienze, le quali – qualche mese dopo – mi hanno portata a fare una scelta azzardata, non scontata e non piena di fatiche, ma che mi fa essere felice.
Dopo tutto questo legarsi di eventi, persone, amicizie posso solo dire Grazie al più grande Artista di sempre. Lui ha creato un disegno perfetto nella mia vita che, fino a poco tempo fa, credevo non fosse meravigliosa; con tanto Amore, cerca di farmi cambiare idea giorno dopo giorno.
Meris Angelini