Un modello economico a servizio degli ultimi? Si può! L’Economia di Comunione ne è la prova!
Il dizionario Garzanti definisce l’economia come l’insieme delle attività relative alla produzione e alla distribuzione del reddito. Essa è pertanto uno strumento che in sé porta un significato positivo ma, come tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, acquista valenza positiva o negativa a seconda dell’uso che ne viene fatto.
Il contesto socioculturale in cui ci inseriamo, e sostanzialmente del quale facciamo parte, adotta il modello economico capitalistico. In modo estremamente semplificativo, esso è basato sull’idea che ogni individuo (o gruppo di individui) ha il diritto di comprare e vendere beni capitali e lavoro, in un mercato libero dal controllo statale. I problemi principali di questo modello economico sono associati da un lato al fatto che esso ha come unico obiettivo quello di massimizzare la ricchezza individuale, dimenticandosi degli ultimi, e dall’altro al fatto che richiederebbe la disponibilità di risorse sostanzialmente infinite.
In un mercato sempre più globalizzato e in mano a poche persone, l’utilizzo di questo modello ha determinato sicuramente un miglioramento delle condizioni economiche medie, con l’effetto collaterale di contribuire all’aumento massiccio delle diseguaglianze. Questa tendenza, tra l’altro, è in continua crescita; dati sono molto chiari ed impressionanti: una persona su 10 vive con meno di 2 dollari al giorno e l’1% della popolazione mondiale detiene più ricchezza del restante 99%; ma il dato più emblematico di tutti è che le 8 persone più ricche del pianeta possiedono la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale (Oxfam Report 2017).
In questo scenario egoistico e individualistico, esistono modelli economici ed esperienze che provano a farsi strada cercando di rendere il sistema più equo e rispettoso nei confronti degli altri e del pianeta. Pensiamo, ad esempio, ai movimenti associati al tema della decrescita o alle Banche Etiche.
Sul panorama economico mondiale è sicuramente degna di nota la realtà dell’Economia di Comunione (EdC) che, ormai da 25 anni, si impegna a diffondere una cultura economica improntata alla comunione, alla gratuità ed alla reciprocità coinvolgendo gli attori del sistema economico a vari livelli, dagli imprenditori ai consumatori, dagli studiosi ai cittadini. Insomma, chiunque può sentirsi chiamato!
L’EdC affonda le radici in una rivoluzionaria intuizione di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari che nel 1991 a San Paolo, in Brasile, fu colpita da quella che l’allora cardinale Arns paragonava alla “Corona di spine” di Cristo, ovvero la cintura di povertà e miseria delle favelas che circonda la città piena di lussuosi grattacieli. Spiazzata dall’evidente contrasto e dall’ingiustizia di un tale divario, cogliendo l’urgenza della situazione, Chiara lanciò una sfida che sembrava utopica: far sorgere delle aziende «i cui utili vengano messi liberamente in comune con lo stesso scopo della comunità cristiana: prima di tutto per aiutare quelli che sono nel bisogno, offrire loro lavoro, fare in modo insomma che non ci sia alcun indigente. Poi gli utili serviranno anche a sviluppare l’azienda, perché possa formare uomini nuovi: senza uomini nuovi non si fa una società nuova!»
Quella che sembrava un’utopia, oggi è una realtà importante. Nell’arco di 25 anni sono nati ben 6 Poli produttivi in Brasile, Argentina, Portogallo, Croazia e Italia. È la città di Incisa Val d’Arno (FI) ad ospitare il Polo Lionello e le sue 20 aziende, che consente tra l’altro la visita di scuole superiori, stage di più giorni per intere classi e corsi specialistici. Il progetto dell’EdC è stato accolto con entusiasmo in tutto il mondo, tanto che sono circa 1.000 le aziende, dei settori più disparati, presenti nei vari continenti, di cui 230 diffuse in tutta Italia, da Trento a Ragusa.
L’Edc si basa sulla cultura del “dare” e del “darsi”, nel rispetto della dignità dell’altro che poi genera l’esperienza del “date e vi sarà dato”, che non è riferito semplicemente all’introito economico ma a tutto ciò che di positivo ne può derivare, sia in termini economici che relazionali. Le aziende che decidono di aderire al progetto dell’EdC accettano di mettere in comune gli utili che vengono suddivisi in tre parti così impiegate:
- 1/3 degli utili viene messo a disposizione di chi si trova in una qualche forma di indigenza, non solo economica ma anche di formazione, di diritti o altro. Si punta, innanzitutto, ad instaurare un rapporto nuovo che può essere di per sé una gran forma di aiuto, soprattutto laddove c’è una povertà di rapporti che determina solitudine e isolamento, per poi intervenire, se necessario, con un aiuto materiale. Poiché il principio è quello della sussidiarietà e della reciprocità, si cerca di fare in modo che sia la comunità stessa a trovare delle soluzioni ai propri problemi seppur supportata dagli utili delle imprese EdC.
- 1/3 degli utili è reinvestito nell’azienda perché possa crescere e continuare ad offrire beni, servizi e posti di lavoro. La creazione di nuovi impieghi, infatti, contribuisce a diminuire le povertà e a dare dignità al singolo essere umano.
- Infine, poiché una nuova economia non può nascere se non attraverso una nuova cultura capace di determinare un nuovo stile di vita, 1/3 degli utili è destinato alla formazione alla “cultura del dare”, soprattutto attraverso le strutture di formazione del Movimento dei Focolari come le cittadelle, i centri Mariapoli e l’Università Sophia con sede a Loppiano (FI).
Le aziende dell’Edc puntano ad essere delle vere e proprie comunità il cui fulcro è la comunione non solo di beni materiali ma di relazioni, talenti, idee e competenze. Tutto è posto a servizio del Bene Comune e vissuto come responsabilità del proprio contributo alla realizzazione di un Mondo Unito. Poiché le relazioni interpersonali sono alla base di tutto, le aziende dell’Edc puntano a creare dei momenti per verificare la qualità dei rapporti a prescindere dal ruolo aziendale ricoperto dai singoli. L’importanza delle relazioni non è riferita solo a quelle che si instaurano tra i membri di una determinata azienda ma anche a quelle che l’azienda instaura con la comunità del territorio in cui è inserita, con un’attenzione particolare alla salvaguardia dell’ambiente. Oltre all’ambiente esterno l’EdC tiene conto dell’importanza dell’armonia, della sicurezza e della bellezza dei luoghi di lavoro, bellezza come sinonimo di sobrietà. Insomma, l’EdC cerca di abbracciare e valorizzare la persona in tutti i suoi aspetti e si presenta come un’opportunità di crescita non solo professionale, ma anche spirituale ed etica. Un progetto ambizioso, sposato da chi «ha visto da sé la bellezza di un mondo più giusto» e ha capito che «tutto comincia se lo vuoi!»
Redazione In-Formazione
PER APPROFONDIRE
L’Economia di Comunione –Sito ufficiale.
Le aziende del Polo Lionello – Per conoscere le aziende italiane che aderiscono al progetto.
Il Movimento dei Focolari – Sito ufficiale del Movimento fondato da Chiara Lubich.
Giornalismo ed EdC – Gli articoli e gli approfondimenti realizzati dalla rivista “Città Nuova”.
Oxfam Italia – Sezione italiana della onlus che dal 1942 opera a servizio dei poveri e delle popolazioni che affrontano situazioni di grave crisi.