di Alberto Zaniboni
Forse può colpire la frase: “Sono stato compagno di classe di una ragazza santa!” Eppure è proprio quello che è capitato a me”! Ho avuto la fortuna di conoscere ed essere amico di Maria Cristina Cella Mocellin, oggi Serva di Dio, nonché il grande dono di poter leggere i suoi numerosi manoscritti tratti dal suo preziosissimo Diario e dalle oltre 170 lettere che ha scritto nella sua breve esistenza, conclusasi a soli 26 anni.
Maria Cristina Cella nasce a Monza il 18 agosto 1969.
La sua è una famiglia semplice, di onesti lavoratori, impostata a sani principi cristiani, che abita a Cinisello Balsamo, in provincia di Milano.
Fin da piccola Cristina viene introdotta nell’oratorio della sua parrocchia di residenza, la Sacra Famiglia di Cinisello Balsamo. Qui frequenta il catechismo, guidato dalle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida che le forniscono una prima decisiva formazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Cristina si dedica già da adolescente alla cura dei bambini in oratorio e perfeziona con grande cura la sua formazione cristiana. Inizia anche a compilare un diario di grande ricchezza spirituale che accompagnerà tutte le fasi della sua esistenza. Si tratta di un piccolo quaderno che raccoglie tutte le meditazioni e le sue conversazioni con quel Dio che l’affascina e con il quale dialoga in maniera intensa.
Durante gli anni del liceo matura nel suo intimo una scelta vocazionale che la vedrebbe indirizzarsi verso la vita consacrata per diventare una suora della Carità, ma l’incontro fortuito con Carlo Mocellin a Valstagna, in provincia di Vicenza, al termine di una vacanza passata presso la casa dei nonni materni, sconvolge i suoi progetti e la costringe a ripensare la propria vocazione. Dopo un lungo dibattito interiore, Cristina coglie le vie del fidanzamento, e poi del matrimonio, come ugualmente ricche e capaci di portarla all’incontro con Dio, meta e desiderio profondo del suo cuore.
All’età di 18 anni, un solo anno dopo il fidanzamento con Carlo, incontra per la prima volta l’esperienza del dolore, in maniera dura ed inattesa. Un sarcoma molto aggressivo alla coscia sinistra la costringe ad un’esperienza molto dura negli ospedali: tre cicli di chemioterapia la tengono lontana per molti mesi dagli studi e dalla vita normale. Proprio nell’anno della maturità!
L’esperienza di grande sofferenza ha però la capacità di cementare l’amore con Carlo, che fa la spola tra Veneto e Lombardia per esserle vicino. È quello il momento in cui il loro amore assume il respiro dell’eternità: i due giovani si giurano amore per sempre e iniziano a progettare la loro vita futura.
Cristina guarisce completamente e riesce a terminare gli studi liceali con ampio profitto.
La sua vita subisce da questo momento un’accelerazione improvvisa. Il forte desiderio di sposarsi con Carlo fa bruciare tutte le tappe, cosicché il 2 febbraio 1991, Carlo e Cristina festeggiano la loro unione davanti a Dio. Cristina, che ha solo 21 anni e mezzo, va a vivere in Veneto a Carpané, il paese del marito, ma prosegue i suoi studi universitari a distanza (è iscritta al terzo anno di Lingue Straniere presso l’Università Cattolica di Milano).
Dieci mesi dopo il matrimonio nasce il primo figlio, Francesco, che sarà seguito dopo solo un anno e mezzo da Lucia. Sono anni di serenità e gioia, in cui la giovane famiglia sperimenta un amore pieno e straordinariamente ricco. Pochi mesi dopo la nascita di Lucia, nell’autunno 1993, Cristina resta incinta di Riccardo ma, sfortunatamente, al sorgere della gravidanza corrisponde la ricomparsa di un nuovo sarcoma alla medesima gamba che cinque anni prima l’aveva così duramente segnata.
Superato lo sconforto iniziale, Cristina e Carlo iniziano un grande itinerario di preghiera, personale e di coppia. Davanti all’oncologo entrambi si mostrano decisi nel voler salvaguardare innanzi tutto la vita del bambino che Cristina ha in grembo. Ella si sottopone, quindi, ad un’operazione locale, atta ad asportare il tumore, ma rinvia l’inizio delle cure chemioterapiche, per non danneggiare la vita del bimbo.
Riccardo nasce nel luglio del 1994 ed è un bel bambino vispo e sano.
Per Cristina inizia ora una nuova battaglia con il cancro. Purtroppo le cure non riservano però l’esito di cinque anni prima. Alcune metastasi raggiungono i polmoni e per lei inizia un calvario fisico particolarmente duro. Ad esso corrisponde però un cammino di abbandono totale a Dio, in cui Cristina affida la sua famiglia alla Provvidenza e si consegna nelle mani del Padre che sempre ha amato e cercato lungo tutta la sua esistenza.
Il 22 ottobre 1995 Cristina sale al Cielo, lasciando un messaggio di amore e fiducia in Dio profondissimo, che verrà raccolto da molte persone che l’hanno conosciuta ed assistita.
Nel 2005 le Edizioni San Paolo pubblicano il suo Diario spirituale, intitolato “Una vita donata”, curato dal sacerdote Don Patrizio Garascia.
Colpito dalla profondità della sua testimonianza di fede autentica, il vescovo di Padova, monsignor Antonio Mattiazzo, l’8 novembre 2008, ha aperto la causa di beatificazione di questa giovane donna. La fase diocesana del processo si è conclusa con una grande celebrazione nella chiesa parrocchiale di Valstagna (VI) il 18 maggio 2012.
Due anni dopo è partita la fase romana che si è conclusa il 27 luglio del 2018, con la deposizione della Positio presso la Congregazione delle Cause dei Santi a Roma.
Leggere e ed approfondire le pagine da lei scritte può dare la dimensione della profondità di Cristina e aiutarci a vivere il nostro cammino verso Dio. Per questo propongo alcuni piccoli frammenti tratti dalle sue Lettere, che ci parlano della sua intensa storia d’amore con Carlo e con i suoi figli.
Lettera al marito Carlo, il giorno delle nozze, 2 febbraio 1991
Siamo arrivati!
Carissimo amore mio, da oggi intraprendiamo un cammino ancora più stupendo, sebbene con le sue difficoltà, di quello percorso finora. Da oggi sono tua MOGLIE e tu mio marito: non è magnifico? Preghiamo, Carlo, perché questo nostro amore sia davvero straordinario ora e per sempre.
Ti amo ormai da quattro anni e mezzo. Tu sai come mi sei caro, quanto ti voglio bene, ma la cosa più bella e che non sai ancora quanto te ne vorrò in futuro perché solo Lui lo sa. Forse non sappiamo neanche ora misurare il nostro bene, mentre Lui lo conosce perché Lui è Amore.
Oggi, che forse è il giorno più bello della nostra vita, sigilliamo l’amore che è stato da tempo nei nostri cuori e che noi abbiamo coltivato non per volere nostro, ma Suo. RingraziamoLo insieme questa sera prima di unirci definitivamente e totalmente.
Ti amo, non so più come dirtelo, ma spero di dimostrartelo da oggi sempre, soprattutto nei momenti più difficili che ci attendono.
Ti amo e quando penso a te penso al mio futuro con l’uomo che amo.
Ti amo e quando ti guardo negli occhi penso ai bimbi magnifici che avremo.
Insomma ti amo Carlo e ti amerò per sempre anche quando in alcuni momenti sarò meno dolce, meno affettuosa, perché voglio ricordarmi per sempre le parole che oggi (e anche prima) ti ho detto: “Io, Cristina, prendo te, Carlo, come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”
Tua Cristina
Lettera del 10 luglio 1995 (tre mesi prima della sua salita al Cielo)
A volte penso a quando mi si diceva che, per capire qual è la tua vocazione, bisogna essere obiettivi e giudicare se quel che abbiamo scelto ci fa contenti, perché Dio chiamò ad essere felici.
Io penso proprio di non aver dubbi: sono nata per stare con te, perché questo mi fa felice più di ogni altra cosa, per avere dei figli con te, e per dar gloria a Dio in questa nostra felicità.
Non ti capitano mai dei momenti in cui ti sembra di scoppiare di gioia? Ti parrà strano, ma proprio in questo periodo così duro, ho provato spesso quella contentezza vera, perché viene dal cuore, e profonda e… “incosciente” magari agli occhi degli altri. Mi sento, o meglio “ci” sento, come i prescelti a gustare una gioia autentica che non è accessibile a tutti. Nonostante questi momenti difficili, non invidio nessuno, non cambierei la mia vita con nessuno.
È proprio vero che quando ci si spoglia di se stessi e si affida tutto a Dio, Lui ti riveste non con abiti comuni, ma regali, quando si dà tutto a Lui, si riceve davvero il centuplo già adesso, su questa terra. Sento che nel nostro piccolo stiamo già gustando dell’Eternità che sarà gioia vera e piena.
Lettera al figlio Riccardo dall’ospedale di Bassano del Grappa, 24 settembre 1995
Caro Riccardo,
tu devi sapere che non sei qui per caso.
Il Signore ha voluto che tu nascessi nonostante tutti i problemi che c’erano.
Papà e mamma, puoi ben capire, non erano molto contenti all’idea di aspettare un altro bambino, visto che Francesco e Lucia erano molto piccoli.
Ma quando abbiamo saputo che c’eri, t’abbiamo amato e voluto con tutte le nostre forze.
Ricordo il giorno in cui il dottore mi disse che diagnosticava ancora un tumore all’inguine.
La mia reazione fu quella di ripetere più volte:
“Sono incinta! Sono incinta! Ma io dottore sono incinta!”
Per far fronte alle paure di quel momento ci venne data una forza smisurata di volontà di averti.
Mi opposi con tutte le mie forze al rinunciare a te, tanto che il medico capì già tutto e non aggiunse altro.
Riccardo, sei un dono per noi.
Fu quella sera, in macchina di ritorno dall’ospedale, che ti muovesti per la prima volta.
Sembrava che mi dicessi “grazie mamma che mi vuoi bene!”
E come potevamo non volertene?
Tu sei prezioso, e quando ti guardo e ti vedo così bello, vispo, simpatico, penso che non c’è sofferenza al mondo che non valga la pena sopportare per un figlio.
Il Signore ha voluto ricolmarci di gioie: abbiamo tre bambini stupendi, che se Lui vorrà, con la sua grazia, potranno crescere come Lui vuole.
Non posso che ringraziare Dio, perché ha voluto fare questo dono grande che sono i nostri figli: solo Lui sa come ne vorremmo altri, ma per ora è davvero impossibile.
Grazie Signore.
Per approfondire:
Alcuni testi di Maria Cristina
Associazione Amici di Cristina Onlus
I suoi scritti: