“L’Amore è vita?” – Intervista-racconto da una missione in Brasile

Ciao amici,

la pandemia di COVID-19 in Italia per fortuna sembra migliorare giorno dopo giorno e ci auguriamo di essere sulla strada giusta per uscire da questa situazione che ha creato tanta sofferenza e disagio.

Come sappiamo, tutti i Paesi del mondo, chi più chi meno, sono stati colpiti dal virus e in questa fase le condizioni sembrano essere particolarmente critiche in Brasile, rispetto al quale riceviamo informazioni da parte di alcuni amici italiani che vivono lì.

Tra questi vi sono Paolo Finardi e Alessandro Calidoni, missionari laici Fidei Donum inviati dalla Diocesi di Parma che vivono il loro servizio a Senador Canedo, periferia della città di Goiania in Brasile. Entrambi fanno parte della ONG “De maõs dadas pela vida”, di cui Paolo è presidente.

Tanti di Officina del Sole li conoscono personalmente e alcuni di noi hanno avuto la possibilità di trascorrere un periodo nella realtà in cui operano vedendo con i propri occhi l’importanza del loro servizio per le famiglie che vi abitano.

Ringraziamo Paolo e Alessandro per aver condiviso la loro quotidianità con parole sincere e piene di amore per le persone che aiutano ogni giorno.

Ci potete raccontare com’è la situazione in Brasile?

Paolo: In Brasile la situazione è davvero complicata. Si sapeva che prima o poi il virus sarebbe arrivato anche qui, ma il problema principale è stata la totale mancanza di prevenzione: quando il primo caso è stato ufficialmente confermato (26 febbraio a San Paolo), praticamente nulla di efficace era ancora stato fatto. Sono trascorsi circa 45 giorni tra i primi contagi in Italia ed i primi contagi in Brasile. Il Brasile, come tanti altri Paesi Extra Europei, aveva quindi a suo favore il tempo. In verità il Ministro della Sanità il 31 gennaio aveva aperto una commissione multidisciplinare di studio specifico sul COVID-19. Ma questa commissione non ha dato le risposte auspicate nel tempo necessario. Come irrazionalmente accade, l’idea “con noi non succederà” ha avuto il sopravvento. Si è perso così tempo preziosissimo nascondendosi dietro un dito, dietro a tante “scuse scientifiche”.

Alessandro: Il numero di contagiati e vittime dovute al COVID-19 continua a crescere ogni giorno e le strutture sanitarie (pubbliche e private) di alcuni Stati brasiliani sono già al collasso. Per ora le situazioni più critiche si concentrano negli Stati di San Paolo, Rio de Janeiro, Ceará e Amazzonia; nel resto del territorio vengono registrati aumenti significativi ma (secondo le autorità) non ancora allarmanti. Qui in Goiás la situazione è ufficialmente sotto controllo, ma uno studio recente dell’Università Federale di Goiás ha stimato che si raggiungerà il picco a fine luglio. Lo scenario di crisi sanitaria ha dato il largo allo sviluppo della crisi politica del Brasile, già in atto da tempo. I governatori di alcuni Stati che ad inizio 2019 si dichiaravano in perfetta sintonia con Bolsonaro sono diventati i suoi più grandi oppositori.

 

Il presidente, infatti, «continua a negare la pandemia. Il suo continuo minimizzare e incitare le persone a uscire ha provocato scontri all’interno del governo nazionale e tra quest’ultimo e le autorità locali. Nel pieno dell’emergenza Covid, l’esecutivo ha perso ben due ministri: il titolare della Salute, Luis Mandetta, silurato perché favorevole alla quarantena, e il responsabile della Giustizia, Sergio Moro. Nel caos politico, la diffusione del virus dilaga, mettendo a rischio soprattutto la vita dei più poveri.» – Lucia Capuzzi, giornalista della redazione Esteri di Avvenire, alla rivista mensile del Sermig “Nuovo Progetto”, p. 22 del numero di Maggio.

Sta di fatto che la situazione non è assolutamente positiva, il numero di disoccupati continua a crescere e la disuguaglianza aumenta in maniera spaventosa. Il dato peggiore, secondo un’analisi di Oxfam Brasil (Oxford committee for Famine Relief – confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo), è rappresentato dalla mancanza di fiducia in un possibile cambiamento del 60% della popolazione che ritiene che i ricchi continueranno ad essere sempre più ricchi e, ovviamente, i poveri sempre più poveri.

 

A Manaus, capitale dello Stato di Amazonas, ad esempio tra i più poveri vi sono anche 36mila indigeni, fuggiti dalle loro comunità per l’esproprio delle terre. «Tanti, tantissimi sono malati. La gran parte non ha farmaci per curarsi né scorte di cibo per affrontare la quarantena» denuncia Marcivana Rodrigues Paiva, del popolo Sateré-Mawé, referente della Cordinacão dos povos indígenas (Copime), la prima organizzazione brasiliana impegnata nell’assistenza agli indios nel contesto urbano. Questa situazione comporta un forte rischio di “genocidio” per quei popoli che hanno 20, 40, 80 persone, come riferisce dom Leonardo Ulrich Steiner, neo-arcivescovo di Manaus. (cit. Lucia Capuzzi, di cui sopra, p. 23)

 

Come stanno vivendo questa situazione difficile le famiglie che supportate con la vostra ONG?

Paolo: Sono sicuro che lo immaginerete, ma se lì [in Italia] le cose sono state (e sono tuttora) molto difficili… qui, per le famiglie che seguiamo, potrebbe essere un momento assolutamente insuperabile se lasciate da sole. Le famiglie che seguiamo sono tra le più povere e problematiche della nostra periferia, il conto in banca non ce l´hanno proprio, spesso vivono di lavoretti “alla giornata”, in nero, senza quindi alcuna tutela in una situazione così. Pensiamo ad un papà che fa il parcheggiatore allo stadio, guadagnando due spiccioli importantissimi quando ci sono le partite allo stadio Serra Dourada. Ora è tutto fermo. O pensiamo alle tantissime donne delle pulizie, che non sono più chiamate perché potrebbero portare il virus nella casa delle famiglie benestanti in cui lavorano. O alle tante donne che lavorano col cucito, in nero: negozi chiusi, vendite a zero. Tutte disoccupate. Il governo sta restituendo alla popolazione più povera 600 reais al mese, circa 100 Euro. Non sono tanti per il carovita odierno, ma è un aiuto. Il problema è che per ricevere questo sussidio, che durerà 3 mesi, bisogna avere tutti i documenti in regola: tra le nostre famiglie tanti non li hanno e quindi resteranno tagliati fuori da questo beneficio.

 

In situazioni drammatiche come questa, a fianco delle situazioni più difficili, spesso si creano occasioni nelle quali le persone tirano fuori il meglio di sé. Ci puoi raccontare qualche episodio che è avvenuto in queste settimane?

Paolo: Un supermercato nostro “amico” ci ha donato qualche cesta basica che potrà aiutare quelle famiglie il cui padrino deve sospendere gli aiuti per qualche tempo. È un supermercato piccolo ma che ha il cuore grande e la possibilità di aiutare. Questo è stupendo! Io la chiamo la “compensazione della generosità”.

 

Cosa ci può insegnare questa situazione difficile che tutto il mondo sta vivendo?

Alessandro: Questo momento particolare credo che ci stia aiutando a farci riflettere sulla nostra missione qui sulla terra. Ci credevamo i padroni del nostro tempo e delle nostre scelte fino a quando un essere minuscolo ha sconvolto tutti i nostri piani. Ci ha riportato con i piedi per terra credo, perché cercavamo di avvicinarci a Dio con un po’ troppe pretese: alcuni vedevano questo avvicinamento come una possibilità di sorpasso.

Il mondo si è fermato, lasciando spazio all’incertezza e alla tempestività di alcune decisioni fondamentali per poter limitare la catastrofe. Ci siamo trovati di fronte al dilemma vita o soldi, o meglio, esseri umani e finanza. Ci siamo accorti che questo dilemma ci circonda tutti i giorni, che viviamo calcolando le nostre decisioni in base a quello che possono generare in futuro per noi. Qualcuno utilizza lo slogan “L’economia è vita”, altri “La salute è vita”… sarà forse che il vero slogan potrebbe essere “L’amore è vita”? Amore per le nostre famiglie, i nostri amici, i vicini di casa, i colleghi; Amore che ci fa sentire vicini agli altri anche quando non possiamo uscire di casa; Amore che permette di prendere decisioni amministrative e politiche in base alla situazione delle famiglie più in difficoltà, Amore che ci permette di ammettere che non è vero che siamo tutti sulla stessa barca. Siamo tutti sullo stesso grande oceano dell’imprevedibilità: qualcuno aveva il motoscafo e altri avevano la zattera… l’importante è ricordarsi che tutti adesso possiamo usare solamente il salvagente che spesso abbiamo lasciato in un angolo, nascosto, da usare solo in caso di necessità. Questo salvagente si chiama Gesù: se non ce l’abbiamo non possiamo navigare ed ora è diventata la nostra imbarcazione. L’essenziale è diventato fondamentale, un essenziale che per troppo tempo è stato superfluo, lasciato in un angolo. Sapevamo che c’era, che ci sarebbe tornato utile nel momento del bisogno… che questa crisi del mondo ci faccia riflettere sull’importanza dell’essenziale nella nostra vita, permettendoci di fare un esame di coscienza, riconoscendo i nostri errori per poter ripartire sulle nostre imbarcazioni con il salvagente sempre stretto tra le mani! Soltanto così riusciremo a ripartire, tutti insieme e navigare verso la speranza di un mondo migliore, consapevoli del fatto che ognuno di noi debba fare la propria parte!

 

La Redazione
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