Per la nostra rubrica Voglio un’Arte davvero Libera vi proponiamo un’altra storia di rinascita, quella dei Reale che, grazie a Dio che si è presentato a loro attraverso segni e Incontri sono diventati quello che sono oggi. I Reale non solo ci raccontano qui la loro storia ma ci donano spunti riflessivi su Fede, Amicizia, Vita.
Ciao ragazzi. Innanzitutto grazie per aver accettato di condividere con noi la vostra storia di musica e fede. I Reale sono nati nella Comunità Cenacolo. Vi va di parlarci un po’ delle difficoltà che vi hanno portato in questo luogo e di come vi ha aiutato a diventare quello che siete oggi, sia umanamente che artisticamente?
Francesca e io (Ale) siamo entrati nel 1998 in Comunità Cenacolo per problemi di droga. Eravamo giovani tossicodipendenti e per storie, strade, modi e ferite diverse siamo arrivati alla stessa comunità, lei da Torino e io da Padova. Detta così è semplice, in realtà, come ormai si sa e il più delle volte non si vuole sapere, la droga è la punta dell’iceberg di disagi ben più profondi. Oggi ci sembra di aver imparato che ogni disagio sia legato alla tristezza, al non senso della propria vita che porta poi alla ricerca disperata di amore e felicità, purtroppo facilmente reperibili in illusioni “usa e getta” come la droga, il sesso, l’alcool e simili. Credo quindi che noi siamo arrivati alla Comunità Cenacolo perché eravamo già tristi, delusi e stanchi della vita a 17 anni. Tutti abbiamo bisogno di affetto, pace, felicità, amore… ma c’è chi ha più bisogno di altri, chi ha più fame di emozioni, di risposte, di conferme e tutto questo ci ha portato a spingere al limite ogni esperienza della nostra vita e rimanere costantemente delusi dalle persone, dalle situazioni e dalla società, la droga era solo “neve” sopra tutto questo, strato su strato, dalla canna all’eroina per difenderci e sparire, per sentirsi e farsi sentire, fino ad arrivare ad un soffio dalla morte.
Ricordo che appena entrato in comunità ho sentito madre Elvira, la fondatrice della comunità Cenacolo, dire: “Tutto quello che avete cercato nella droga, nell’alcool e nel sesso ha un nome e un volto si chiama Gesù di Nazaret!”. Ho cominciato a pregare perché non mi rimaneva altro. Ero solo, lontano da tutti, sconfitto e mi sentivo in gabbia, eppure questa suora si comportava in maniera diversa da chiunque avessi mai conosciuto fino ad allora. Quella libertà la volevo anche io e ho cominciato a sfidare Dio, barattando segni della sua presenza in cambio della mia attenzione. La storia sarebbe troppo lunga, ma Dio è stato al gioco e si è fatto incontrare attraverso nuovi amici, nuove storie, l’amore per Frà e quello che abbiamo costruito poi.
Tutto questo ci ha aiutato a diventare quello che siamo oggi, sia quello che abbiamo imparato in strada che in comunità. Il nostro presente è la somma di sbagli e conquiste, non esisterebbero i Reale che pregano se non fossero esistiti i Reale che hanno peccato. Elvira ci diceva di usare nel bene quello che avevamo imparato nel male: la scaltrezza, l’attenzione ai dettagli, la resistenza, la capacità di adattamento e tutti i sensi affinati dalla vita in strada sono valori aggiunti a quelli che abbiamo appreso cercando Dio e credo che questo sia quello che completa la missione dei Reale rendendola unica e allo stesso tempo alla portata di tutti, umanamente perché noi siamo dei peccatori pubblici e non su un piedistallo, artisticamente perché le nostre canzoni non parlano di certezze ma sono urla di umanità pur essendo preghiere e questo accomuna tutti.
Dalla biografia del vostro sito ufficiale possiamo leggere questi estratti “…in 10 anni, il piccolo “modo di pregare” dei Reale diventa una missione che scandalizza, attrae, infastidisce, accomuna, aiuta, divide, convince, intimorisce e affascina giovani, meno giovani, credenti, sacerdoti ed atei.” E anche “la Christian Music é musica, la differenza sta nel fatto che abbiamo un tema diverso che ci sta a cuore, che vogliamo far conoscere e probabilmente, come ha salvato noi, può salvare qualcun altro.”
Come Officina del Sole sappiamo quanto la musica, e la condivisione attraverso la musica, possano salvare le persone. Secondo voi perché le canzoni che parlano di Fede sono viste da tante persone come un qualcosa di “diverso” dalla “normale” musica e come un qualcosa che dà fastidio?
È un argomento vasto, delicato e soggettivo.
In base alla nostra esperienza il motivo principale è che non si prega più e, anche negli ambienti cattolici, il valore della preghiera non è più una delle cose principali su cui si lavora. Parlo di preghiera e non di preghierine. Cioè insegnare come si costruisce un rapporto con un Dio vivo, non come si recita un’Ave Maria.
La sensazione è che si cerchi con “terrore” di mantenere i numeri esigui delle nostre parrocchie a volte “prostituendosi” a qualsiasi mezzo pur di trattenere i ragazzi.
Si punta su attività aggregative alternative, si cercano modi “moderni” di trasmettere Gesù ai giovani, senza nominarlo, senza insegnare il valore dell’adorazione. Di conseguenza, si è cominciato a credere che per attirare i giovani a Dio, basti aprire un canale social, fargli fare un festone figo, dei bei viaggi, chiamare il dj all’estate ragazzi e stupirli con grandi eventi, grandi numeri e grandi vip, snobbando tutte quelle realtà che lavorano e dedicano la vita proprio a unire i due mondi con professionalità. Quindi se gli animatori e i sacerdoti si accontentano di questo, perché i ragazzi dovrebbero fare ricerche più approfondite?
In più la società, in particolare quella italiana, ha perso la fiducia nella Chiesa, fatto supportato dalle innumerevoli schifezze e cappelle commesse, in passato e ai giorni nostri, da uomini interni all’istituzione clericale e automaticamente associa qualsiasi cattolico a questi fatti, un peso difficile da togliersi di dosso.
Diciamo anche che in Italia non ho ancora capito se esista o meno la Christian music, forse la maggior parte di quella che si dichiara tale non brilla per qualità e doti compositive, quindi diventa difficile non bersagliarla come musica di serie b. È vero che per tanto tempo è stata una discarica di cantanti mancati che cercavano disperatamente uno spazio musicale di seconda mano con risultati disastrosi ed è facile poi fare di tutta l’erba un fascio.
Esagero… se oggi nascesse un movimento di Christian music italiano, non so se vorrei farne parte dopo 20 anni di sacrifici e dedizione in questo campo.
Noi scriviamo di Dio per esigenza. Raccontiamo quello che è il nostro tarlo e la nostra salvezza, non ci sono certezze nelle nostre canzoni ma solo richieste, preghiere spontanee, domande e umanità, è Christian music questa? Sicuramente è scomoda! Ma noi siamo sempre stati Alternativi!
Ovviamente se esci dall’Italia è tutto un altro discorso, ma non ne parlo perché comincia a diventare una tesi di laurea… fate voi alcuni confronti con Brasile, Messico e USA e traete le vostre conclusioni.
Il primo album dei Reale, quando ancora c’erano solo Alessandro e Francesca, nasce nel 2009 e ha come titolo Come Nessun Altro. È un disco che racchiude, come si legge dalla vostra biografia, le canzoni nate in Comunità. Crediamo che solo per questo sia un album davvero importante per voi, non solo perché è il primo. Ci potete raccontare qualcosa di questo primo disco?
È nato in un momento molto difficile, di estrema povertà per noi. Usciti dalla comunità con il cuore pieno di amore da dare al mondo, siamo stati triturati dal mondo, dal lavoro e dalla società a cui non importava nulla della nostra risurrezione. Lunghi periodo di uffici di collocamento senza trovare lavoro, con 100€ sul conto e Francesca incinta. Per non andare fuori di testa, tra un colloquio e l’altro mi rinchiudevo in una cantina sotto casa e scrivevo e componevo con un pc, una chitarra e una tastiera che ci avevano regalato i nostri amici. Ho iniziato lì a usare i sequencer , arrangiando i pezzi nati in comunità e mentre arrangiavo quelli nascevano canzoni nuove, così che alla fine ho raccolto tutto in due cd che abbiamo impacchettato e regalato ai nostri genitori per Natale 2008. Non potevo immaginare che mio padre avrebbe cominciato a “spacciarli” nei gruppi di preghiera, e si sarebbe poi diffuso in tutta Italia. Così come non immaginavamo che un anno dopo saremmo stati chiamati per un incontro a Medjugorje, il quale ha cambiato le nostre vite suonando davanti a 3000 persone che sapevano tutte le canzoni dall’inizio alla fine e che ci avrebbero chiamato negli anni a venire nelle loro parrocchie a suonare. I Reale sono nati così.
Dopo il primo disco gli album successivi sono andati sempre meglio con Kairòs, Serpenti e Colombe fino ad arrivare a Travolgimi, album del 2018 che vi fa conquistare il primo posto della classifica iTunes. Oltre alla sicura soddisfazione personale, quali porte vi ha permesso di aprire quel primo posto in classifica per portare il vostro messaggio di Bene?
La risposta rivelazione è: NESSUNA.
Il percorso dei Reale ci ha regalato tante soddisfazioni, professionali e umane, ma rimane sempre costantemente in salita. Travolgimi ha segnato un giro di boa, raggiungendo numeri pazzeschi, posizioni in classifica, collaborazioni bellissime e tanti, tanti, tanti concerti, due anni di tour praticamente ininterrotto dalla Val D’Aosta alla Sicilia, ogni settimana in una città diversa d’Italia. Travolgimi ha destabilizzato il concetto di cui parlavo prima, cioè mentre si pensa che se parli di Gesù ai ragazzi questi scappano, noi abbiamo visto centinaia di ragazzi cercarci proprio per questo. Abbiamo ricevuto affetto e rispetto anche da chi non crede in Dio. Abbiamo visto ragazzi voler discutere di Dio e fede alla fine dei concerti, abbiamo visto la fame e il terremoto che provoca nominare Gesù dentro un palazzetto davanti a 7000 giovani e questo spaventa ancora di più!
Nonostante tutto ti posso garantire che non è cambiato niente. Rimane tutto difficile, rimangono gli stessi pregiudizi nei nostri confronti e rimane la stessa diffidenza, ma, come ti dicevo, siamo nati alternativi e moriremo da alternativi!
Una delle vostre canzoni più conosciute è Luce. Che cosa significava per voi questo brano quando l’avete scritto e cosa significa oggi?
Quando sono entrato in comunità, una delle regole era che per un periodo iniziale non potevi “rifugiarti” in quello che sapevi fare. Se fuori eri cuoco facevi le pulizie, se fuori eri muratore finivi in orto e via dicendo. Io suonavo e quindi feci tutt’altro: orto, legnaia, animali etc… quando mi permisero di toccare la chitarra, ero a Medjugorje, avevo 18 anni, 6 mesi di comunità e un tentativo di fuga alle spalle. Ero totalmente fuori di testa ma con la consapevolezza che in quel luogo c’era qualcosa di cui avevo bisogno. Ogni mattina si leggeva la parola del giorno e spontaneamente i ragazzi la commentavano. Ex tossicodipendenti, spacciatori, ladri, carcerati, reduci di guerra che parlavano di amicizia, rispetto, preghiera, famiglia… mi affascinava e sentivo che era tutto quello che desideravo anche io…tanta LUCE! Una sera dopo un momento di preghiera mi sono fermato, ho preso la chitarra e ho scritto in 10 minuti quello di cui sentivo parlare alle condivisioni. Luce è nata così e pensa che per due anni l’ho nascosta!
Oggi è stupendo sentirla cantare nelle parrocchie dai ragazzi, alle cresime, a Pasqua a Natale… Dio ti usa come e quando vuole Lui!
Luce è una canzone benedetta, dove si sente che io non c’entro niente. È sempre attuale, perché in ogni periodo della nostra vita sono diversi i “Sì” che devi rinnovare a Dio e questo mantiene viva questa canzone di tutti!
I Reale sono nati da Alessandro e Francesca a cui poi si sono aggiunti Luca, Francesco, Diego, Stefano che lascia la band e che verrà sostituito poi da Dario, Marco e Lorenzo. Come coltivate tra di voi il vostro rapporto sia di lavoro che di amicizia e famiglia?
Con una verità bruciante. È l’unica cosa che permette all’amicizia di crescere, di scendere in profondità. Dirsi la verità in faccia. Condividere a tutti, ad alta voce, guardando tutti negli occhi quello che si vive, le reazioni che certe situazioni suscitano, i giudizi, le frustrazioni e le invidie è salvifico. Non ci sono cose “non dette” fra di noi e ci sono stati periodi in cui era difficile guardarsi in faccia. L’amicizia è l’unica garanzia di successo, perché anche dovessero finire i Reale domani, si continuerebbe a camminare insieme lo stesso, magari costruendo un’altra strada e questo dà speranza, forza, coesione e non fa sentire soli. Il rapporto fra di noi è più importante dei risultati, oserei dire che il risultato deve essere il rapporto fra di noi! Questa missione deve renderci persone migliori e amici più veri, questa credibilità è quella che attira anche la gente che ci segue, tutto il resto si trasformerà come deve.
Com’è il vostro rapporto oggi con la Comunità Cenacolo?
È casa nostra, Elvira è la nostra mamma e tornare in comunità è come tornare a trovare la famiglia. Rimane un punto fermo per noi e quando le cose si mettono male facciamo una capatina per riattingere dal pozzo. La comunità è ancora una unità di misura, un termine di confronto per la nostra quotidianità. Spesso ci chiediamo: come farebbe Elvira adesso? Come si comporterebbe con questo ragazzo? È incredibile perché ormai sono passati 21 anni da quando sono entrato in comunità ma non sembra passato un secondo. C’è solo un prima, perché il dopo è ancora un cammino insieme, in maniera diversa, con strade diverse, con orizzonti forse diversi ma noi ci sentiamo ancora nel cuore della Comunità, sostenuti dalle preghiere dei nostri fratelli e sorelle.
Nel 2020, nel bel mezzo della pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo, arriva Migliore. Questa canzone, apripista della vostra raccolta uscita il 31/05/2020, è nata da un featuring particolare tra Alessandro e suo figlio Samuele di 13 anni. Ci raccontate un po’ questa canzone?
In quel periodo tutti i musicisti correvano ai ripari sfornando singoli. Filippo ha fatto Perdonare, i The Sun Lettera da Gerusalemme, i Kantiere Kairòs Tutto Va bene, Debora Vezzani Il prodigio dei prodigi e via dicendo… io ero arido, non mi sentivo molto “spirituale”, in lockdown con i figli, la scuola in dad e tutto il casino di quei mesi… così ho aperto uno dei miliardi di file di demo che ho accumulato nella mia vita artistica per vedere se ci fosse qualcosa da usare. Trovai Migliore suonata con pianoforte, acustica, batteria e voce e mi sembrò attualissima. Mentre la stavo ascoltando è entrato Samuele, mio figlio di 13 anni. Tutto orgoglioso gliela faccio sentire e lui mi dice: “Carina, ma suona proprio da vecchio! Perché non fai una canzone che possono ascoltare anche quelli della mia età?”. Così punto sull’orgoglio gli dico: “E come dovrebbe essere per te?”.
Così abbiamo passato tre giorni in studio assieme ad ascoltare le sue playlist di canzoni virali del 2020, analizzando suoni, loop e campioni. Poi insieme abbiamo riarrangiato la canzone producendola con i suoni che lui decideva ed è nata Migliore come la potete sentire oggi. Fresca, diversa da tutto quello che abbiamo fatto finora, segna un nuovo punto di inizio, dobbiamo avere l’umiltà di capire quando bisogna o smettere o cambiare modo di porci e ascoltare i ragazzi di solito è un buon metro.
Questa canzone racchiude il segreto per superare questo periodo: LA FIDUCIA.
Questa pandemia ci sta portando via le sicurezze, le abitudini, i progetti che ci hanno accompagnato finora. Non riusciamo a vedere oltre l’orizzonte. Tutto quello che rimane è la voglia di ricominciare, migliori di come eravamo, noi vogliamo farlo.
La Redazione
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Foto credits: sito della Comunità Cenacolo e profilo Facebook dei Reale