FORTUNA di Nicolò Govoni – Voglio un’Arte davvero Libera

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FORTUNA di Nicolò Govoni

 

Lo scorso ottobre il giovane scrittore, nonché attivista per i diritti umani che seguiamo da tempo, Nicolò Govoni, ha pubblicato il suo primo romanzo: Fortuna.

Lui stesso ha definito questo libro come «un romanzo profondamente autobiografico. 

La mia vita e il mio lavoro hanno ispirato i personaggi, le loro emozioni, le parole dette e non dette, e l’affetto che imparano a costruire via via. Perché ci si salva solo insieme, noi esseri umani, ed è proprio questo il tema fondamentale di “Fortuna”, e della vita di tutti noi».

I protagonisti sono i profughi Juju, Hans e Nonna, che fuggono dalla guerra e dalla pandemia scoppiate in Europa. Fortuna, infatti, descrive un mondo “capovolto”. 

Racconta di una donna anziana e di due ragazzini che si incontrano per caso e decidono di fingersi una famiglia per proteggersi dai pericoli del loro viaggio verso la salvezza. 

Dopo molte difficoltà giungono a Truva (la “Città della Speranza”), un gigantesco campo profughi governato da una piattaforma social online chiamata appunto Fortuna.

Come gli altri ospiti anche a loro vengono assegnati una tenda e un dispositivo elettronico. 

Foto credit: Pagina Facebook di Nicolò Govoni

Il sistema alla base del campo (la c.d. Lotteria umana), infatti, si regge sui like (la sua “moneta”), che si ottengono postando quello che accade nella vita quotidiana e dimostrando, in questo modo, il proprio valore ai benefattori cinesi e statunitensi che lo gestiscono. 

Truva è divisa in anelli, i cosiddetti Rioni, in base alle diverse nazionalità (tedesca, russa, italiana, …) e a ciascuno di essi fa capo un leader. Ogni giorno si estrae a sorte dalla comunità con più like un vincitore, il quale si guadagna l’asilo in Cina o negli USA. Ogni sei mesi, inoltre, si svolgono gli Audentes, una cerimonia con la proclamazione del leader vincitore che potrà lasciare il campo.

Tutto dal cibo ai vestiti va guadagnato e chi diventa più popolare, accumulando moltissimi like e follower, ha un accesso privilegiato agli aiuti umanitari, mentre i meno popolari si devono accontentare delle briciole.

Juju percepisce l’ingiustizia di un sistema in cui a governare è l’egoismo e la competizione e si chiede, rivelando il tema centrale del libro:                  

Qual è il senso di un mondo in cui ci si salva solo a spese degli altri?

Foto credit: Pagina Facebook di Nicolò Govoni

Fortuna è reale: è la storia (al contrario) di 82 milioni di profughi nel mondo, la metà dei quali bambini. E in essa ritroviamo la missione, nonché vocazione di Nicolò: promuovere l’uguaglianza, diffondere la libertà e difendere il futuro dei minori svantaggiati attraverso la costruzione di scuole.

Non a caso, infatti, alla cinica Nonna, che cerca con qualsiasi mezzo di avere visibilità, viene proposto di aprire una Scuola pubblica per unire tutte le comunità e vincere così gli Audentes. 

E nelle parole di Theodora, l’unica leader eletta dal basso (del Rione degli Altri, quello dei reietti), si cela il pensiero dell’autore: «È istruendo gli ultimi, dando loro da mangiare, credendo nel loro potenziale, che si cambiano davvero le cose.» E ancora, «non vi chiediamo di essere tutti uguali, ma di essere voi stessi. Non ci aspettiamo ordine, ci aspettiamo che approfittiate di questa opportunità e che la proteggiate come il vostro tesoro più grande. Infine, vi chiediamo di tenere aperta la vostra mente, di sforzarvi di vedere oltre le mura di questo posto e di mettercela tutta per raggiungere i vostri obiettivi. E nel farlo, di scegliere sempre, sempre la gentilezza».

Non vi rovineremo il piacere della lettura con troppi spoiler, tuttavia vi anticipiamo che ci saranno molti colpi di scena e qualche redenzione. 

Vogliamo, inoltre, consegnarvi queste belle parole, contenute nel libro:

 «Siamo profughi, questo è innegabile. E non ti chiedo di ignorare questa parte della nostra identità. Quello che ti chiedo – che ti chiediamo – è di guardare oltre. Non siamo eroi e non siamo mostri. Non siamo sovrumani e non siamo criminali. Siamo persone, proprio come te e come tuo fratello e come tua madre e come chiunque tu ami di più. E soprattutto, checché ne dicano, non è colpa nostra. 

Foto credit: Pagina Facebook di Nicolò Govoni

Essere poveri non è un crimine. Essere orfani non è un crimine. Essere disabili non è un crimine. E soffrire da dipendenze nemmeno. Non l’abbiamo scelto, non ce la siamo andata a cercare. Non abbiamo distrutto i nostri Paesi e non avremmo potuto fare nulla per salvarli.

 Abbiamo dei sogni, proprio come te. E proprio come te, amiamo e odiamo e abbiamo desideri. Abbiamo una dignità, e tutto quello che chiediamo è la possibilità di scrivere il nostro destino.

E non te lo chiedo perché tu sei ricco e noi poveri, ma perché tu hai dei diritti e noi no. Non vogliamo i tuoi like o la tua pietà, ti chiedo solo di vederci, di vederci davvero. L’opposto della povertà non è la ricchezza. È la giustizia».

 

E come ci ricordano i The Sun con il brano Il mio miglior difetto, diventato colonna sonora della campagna globale di Caritas Internationalis Together We, questa è anche una nostra responsabilità. 

Foto credit: The Sun

 

C’è chi lotta perché ha visto da sé

La bellezza di un mondo più giusto

Costa ammettere che dipende anche da me

Il domani è ciò che oggi scelgo  

 

 

 

La Redazione
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