Come da tradizione, la terza domenica di Avvento è segnata dalla gioia: essa è chiamata domenica Gaudete.
La parola di Dio esorta la comunità cristiana a rallegrarsi nell’attesa del Signore: il Natale è alle porte, la nostra redenzione è vicina.
A commentare il Vangelo di oggi sarà Padre Giuseppe Gaffurini, guardiano ed economo del convento della Flagellazione di Gerusalemme. Appassionato di architettura, sin dall’inizio della sua vocazione monastica, dopo 35 anni di onorato servizio al monastero di Chiaravalle, fu trasferito a Gerusalemme, dove divenne cantore della Basilica del Santo Sepolcro.
Ha sempre sentito un forte legame con la Terra Santa e, durante l’ultima edizione di Un invito poi un viaggio nel 2022, è stato nostra instancabile guida. Ecco un ricordo che Padre Giuseppe ci ha trasmesso in merito al nostro pellegrinaggio:
“Fui molto sorpreso quando fui invitato a guidare, insieme ad altri, il pellegrinaggio di un gruppo che si chiama The Sun. “Ma come? – chiesi – Il Sole non conosce tramonto ma non sapevo che andasse anche in pellegrinaggio”.
Accettai volentieri e fu una scoperta solare. Conobbi delle persone che da “peggiori”, cantando, diventarono “migliori”. Fu una nota che mi accomunava molto autobiograficamente e nacque una bella amicizia. Allora mi sono ripromesso di incontrarli ancora.
Inoltre, da quel giorno, è finito per me un proverbio che siamo soliti ripetere: “pochi ma buoni”. Alla fine di quel pellegrinaggio mi sono convinto che erano “tanti e buoni” e allora mi auguro che tornino presto a Gerusalemme. Certo un presto stabilito adesso da momenti particolarmente pesanti, ma noi ci auguriamo che torni a splendere il sole su Gerusalemme.
Vi ringrazio molto. Auguri.”
Preghiamo insieme
Gv 1,6-8.19-28
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo.
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
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Il gesto
L’Acqua richiama la volontà di irrigare i nostri deserti per trasformarli in giardini rigogliosi, ci ricorda quotidianamente che possiamo riemergere e rinascere dalle nostre morti, invitandoci a cominciare una vita nuova. Infatti, Giovanni il Battista battezzava nel fiume Giordano immergendo totalmente la persona nell’acqua; l’immersione totale voleva dire seppellire per sempre la vita precedente nel peccato; riemergere era un segno di nascita, voleva dire cominciare una vita nuova, quasi nascere una seconda volta.
Signore, Tu che stai per venire al mondo, insegnaci a riemergere quotidianamente dalle nostre morti, dai nostri peccati, insegnaci a cambiare vita ad aprire il nostro cuore all’Amore.
Questa volta vi invitiamo ad arricchire il Presepe con l’acqua, creando un piccolo fiume oppure un semplice laghetto.
La Redazione & il Laboratorio Incontri
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