In questa quarta domenica di Avvento il Vangelo ci conduce al momento dell’incontro di Maria con l’angelo Gabriele, ci fa dono di quell’annuncio che è rivolto oggi a ciascuno di noi.
Ascoltiamo la spiegazione di questo brano dalle parole di Padre Matteo Munari, frate minore francescano, missionario a Gerusalemme presso il convento della Flagellazione.
Gli oltre 250 Spiriti del Sole che hanno partecipato alla terza edizione di Un invito poi un viaggio (2018) si ricorderanno di lui come guida straordinaria. Da Correggio, passando per Assisi, è arrivato a Gerusalemme per studiare Bibbia e archeologia, poi vi è rimasto per insegnare nella stessa facoltà il Vangelo e l’aramaico, la lingua di Gesù.
Preghiamo insieme
Lc 1,26-38
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
E l’angelo si allontanò da lei.
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Il gesto
Dio si fa bambino per farsi accogliere tra le nostre braccia, si fa piccolo per dirci quanto è vicino a ogni essere umano. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma con l’amore.
In questo giorno di gioia, ci raduniamo in preghiera davanti al presepe per deporre la statuina di Gesù Bambino nella mangiatoia. È un gesto che molti di noi ripetono tutti gli anni, ma ogni volta ci stupisce e ci commuove, ci richiama ai valori autentici, alle cose che contano veramente ma che a volte perdiamo di vista, travolti dalle distrazioni e dalla frenesia del quotidiano.
Riportiamo Gesù bambino al centro del Natale, riscopriamo il significato del presepe, mettendo il bambinello al centro della scena, del mondo, della nostra vita.
La Redazione & il Laboratorio Incontri
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