Entrare dentro le mura di questa casa, guidati dal carissimo Abuna Mario, è un’esperienza indimenticabile che dimostra come la carità e la fede possano realizzare piccoli, ma indispensabili, spazi di paradiso (almeno dentro quelle mura).
Ecco alcune nostre testimonianze:
“Hogar Nino Dios”… mi ripetevo queste parole prima di entrare nella casa accompagnati da Abuna Mario. Ricordo che eravamo tutti così attenti al suo racconto, così in attesa; molti di noi avevano sentito solo racconti e avevano visto quelle immagini nel video che ai concerti faceva da sfondo alla canzone “Betlemme”.. arrivavamo da giornate ricche di emozioni: avevamo calpestato la terra dove più di 2000 anni fa Gesù aveva camminato, avevamo guardato e attraversato il lago di Tiberiade, pregato sul Tabor, respirato quell’aria, quei profumi della sua terra. Ma l’avevamo realmente incontrato? Quando sono entrata nell’Hogar ricordo di aver pensato.. “Eccoti”!! Lí era Vivo! Tutti quei bambini, la gioia nel vederci, nel giocare con noi, i loro sorrisi, i loro occhi, è stato qualcosa di così intenso che ancora oggi a distanza di mesi è difficile da descrivere ed è proprio questo che rende l’Hogar quello che è.. l’Indescrivibile era lì! Vorrei poter dire molto di più. Concludo raccontando un aneddoto: ho tenuto la mano ad una splendida bimba, sono stata accanto a lei tutto il tempo, le ho accarezzato i capelli e baciato la fronte.. non ho fatto praticamente nulla per lei, ma lei sorrideva! Il momento più difficile del viaggio è stato dover lasciare la sua mano che mi stringeva forte! Ho lasciato li un pezzo di cuore e non è un modo di dire! L’unica certezza che ho avuto è sarei tornata..
(Giulia Osenga)
“Ricordo come ieri il pomeriggio cui ci siamo recati all’ Hogar Nino Dios, una casa famiglia che accoglie una ventina di bambini diversamente abili o con diverse problematiche che sono stati abbandonati dalle loro famiglie. Purtroppo le disabilità fisiche o mentali vengono considerate una punizione divina dai familiari di questi bambini che decidono quindi di non volersi più far carico di loro. Vedere gli occhi luminosi di queste piccole creature nonostante le grandi sofferenze che li affliggono mi ha fatto capire che alcuni dei problemi che viviamo oggigiorno sono sciocchezze in confronto. Questi bambini hanno il diritto di vivere come qualsiasi loro coetaneo, ed è triste pensare che la situazione del paese in cui vivono incida profondamente sulla loro quotidianità, limitando loro le possibilità a cui avrebbero diritto in quanto bambini e prima di tutto persone”.
(Emmanuela Steffè)
“Entrare alla Hogar Nino Dios significa venire a contatto con l’umanità più bella che si possa immaginare. La Hogar è una casa speciale, con dentro una famiglia speciale, con un papà e tante mamme. Il papà è Abuna Mario, le mamme le suore del Verbo Incarnato che prestano la loro opera in questa struttura, i figli sono i bambini ospiti del centro che per lo più hanno alle spalle storie di sofferenza, malattia o abbandono. Il ricordo più nitido e vivo del mio incontro con questa realtà tanto dolorosa quanto meravigliosa è Wassim, un bambino idrocefalo che piangeva e si lamentava seduto nella sua carrozzina…per questo motivo più di tutti gli altri ha attratto la mia attenzione. Gambe e braccia magrissime, dimostrava la metà dei suoi 12 anni. Mi sono avvicinata a lui cercando di consolarlo. L’ho accarezzato sul viso, un minuto, due, cinque, e alla fine si è acquietato. Mi si è spezzato il cuore nel vedere che soffriva così tanto. E poi mi si è riempito quando ho visto la tenerezza e la dolcezza di Abuna Mario nel parlare delle loro attività, dei bambini, delle piccole e ancor più grandi difficoltà che nella Hogar si affrontano ogni giorno. Quando siamo portati a pensare che il mondo sia cattivo o che l’uomo sia il suo degno abitante, la Hogar e le persone che qui vivono e lavorano sono l’esempio lampante e luminoso che si tratta di un pensiero tutto sbagliato. L’Amore vero esiste, ed è a Betlemme, in questa casa dove la vita è difficile, ma tanto piena”.
(Alessia Scopece)
“Ho scritto nel mio diario di viaggio questa frase che tutti noi conosciamo il giorno in cui siamo stati a trovare i bimbi e le suore all’Hogar niños Dios di Betlemme. E’ difficile descrivere ciò che ho provato quel pomeriggio … ero emozionata, e commossa allo stesso tempo e ammetto che non sono riuscita a trattenere le lacrime. Ma ciò che più si percepisce stando a contatto con quella realtàè l’ Amore, si proprio con la A maiuscola, amore incondizionato, puro e vero che le Suore e Abuna Mario donano in ogni istante a quei piccoli che portano una croce enorme e che quasi sempre non sono “accettati” dalla società. Quell’amore che viene da Gesù, che ha donato la sua vita per noi, e questo è ciò che ci viene chiesto come cristiani, donare tutta la vita per l’altro, questo è Amore”.
(Alice Bertaiola)