Pochi mesi fa abbiamo festeggiato insieme i tre anni di Officina del Sole, un traguardo importante per la nostra Associazione e segno di un percorso di crescita sia individuale che collettivo, grazie all’aiuto di Dio e ad una grande Amicizia fra noi.
Essere parte dell’Officina significa vivere la condivisione sincera e l’ascolto reciproco per crescere nelle esperienze di vita e nello Spirito ed essere lavoratori pronti a testimoniare che siamo innanzitutto cristiani in cammino, chiamati a portare la nostra Luce nel mondo attraverso i Talenti che sono stati donati a ciascuno di noi.
Per ringraziare il Signore di questo cammino, insieme anche ai The Sun, dai quali traiamo ispirazione attraverso le canzoni che lo Spirito suggerisce loro, e per cercare di fare un passo in più gli uni verso gli altri, come Redazione In-Formazione abbiamo lanciato l’invito a condividere con tutti gli Spiriti del Sole le nostre esperienze di cammino per darci l’opportunità di trarre ispirazione reciproca e per crescere nella fede.
Nel ringraziarvi per la vostra presenza e per i vostri contributi, vi invitiamo nuovamente a farvi strumento della Bellezza che siamo attraverso la condivisione e vi lasciamo alle parole toccanti e delicate di Lorenza, che ci dona il suo tratto di strada iniziato circa un anno fa, al termine del viaggio in Terra Santa insieme a tanti di noi.
Un invito… poi un viaggio, quindi una responsabilità.
Carissimi Francesco, Riccardo, Matteo e Gianluca,
Carissimi tutti dell’Officina del Sole e compagni di viaggio,
vi scrivo per ringraziarvi e condividere la gioia di queste giornate che trascorro nel mio fare, in compagnia di ricordi che affiorano svegliando una nostalgia profonda.
Il pellegrinaggio nei luoghi vivi del Vangelo ha tracciato, in modo indelebile, un’impronta di senso e significato tutto nuovo nel cuore della mia vita.
Come se, tutto quello che sapevo già fosse diventato, ancora una volta, ancora più vero, ancora più reale.
Ho toccato e sentito i profumi e il sapore delle radici profonde della mia fede, ricevuta in dono.
Ho trovato e portato a casa qualcosa di me, ed accolto nuove amicizie, alcune preziose fin dal primo istante.
Ma due cose non mi sono più tolta di dosso: la vista del sepolcro vuoto e gli occhi di Suor Donatella al Caritas Baby Hospital. La certezza della Resurrezione, il suo necessario passaggio attraverso la Croce.
Nel locale intimo in cui si è concluso il concerto, mi sono trovata a parlare su un divanetto con la Sister e le ho chiesto di consegnarmi quel che le stava più a cuore. Guardandomi negli occhi mi ha detto: “Lorenza, mettimi nella cerchia dei tuoi amici. Vuoi fare qualcosa per questa terra? Ti prego, abbatti i muri che ci sono dentro di te”.
Appena tornata a casa, non ho potuto più fare finta di niente. Certi incontri ti cambiano da dentro, fuori sei uguale, apparentemente, fai anche le stesse cose, ma nel cuore c’è una differenza, ed è proprio in quella terra santa che è il nostro cuore che si è consumato il vero pellegrinaggio.
E allora quali sono questi muri? Cosa posso fare? Ho passato intere giornate ad arrovellarmi e pregare. Poi un giorno, la risposta più ovvia che c’è! I muri sono quelli che metto tra me e me stessa, tra me e gli altri, tra me e Dio, tra me e il Creato.
Mi rendo sempre più conto che la nostra vita dipende dalla qualità di queste relazioni e dal loro equilibrio, la nostra testimonianza cristiana.
Ecco che tutte le mie energie potevano essere orientate verso qualcosa di ben preciso. Ho iniziato dalla mia camera in ginocchio un’ora a settimana, rivolta verso il tabernacolo, a dedicare questo prezioso tempo ad abbattere i “miei” muri. Quando non ce l’ho più fatta a trattenere la grave responsabilità nel poco della mia persona, sono andata dal parroco a chiedere se potevo stare in cappella il giovedì sera. Dopo una resistenza iniziale (e una novena a Santa Rita!) si è ammorbidito e ci ha concesso un’ora di Adorazione Eucaristica a patto che fossimo almeno in due o tre (perché non è bene che una ragazza carina esca da sola di sera da una chiesa…!) e alla presenza del vice-parroco, don Carlo.
Ma siccome… “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18, 20), nel giro di poco abbiamo iniziato ad essere tantissimi demolitori di muri e il semino piantato nel mio cuore ha trovato posto in quello di tanti altri.
L’esercizio era questo: intercettare quei muri, grazie alla luce che viene dallo Spirito, dopo essersi lasciati guardare da Cristo, con lo stesso sguardo raggiungere poi se stessi, gli altri e le relazioni che abbiamo con tutto ciò che nel quotidiano è affidato alle nostre cure.
Quaderno alla mano e propositi concreti di settimana in settimana, mese dopo mese.
– Che muri metto tra me e me? Che disagi vivo nel mio corpo? Cosa non accetto di me, della mia storia? Per cosa mi critico, giudico e vivo con sensi di colpa?
– Che muri metto tra me egli altri? Cosa mi impedisce di raggiungere l’altro? Cosa mi impedisce di farmi raggiungere dall’altro?
– Che muri metto tra me e Dio? Come vivo la relazione con Dio che mi è Padre e mi ha creato? Gesù che mi è sposo, fratello, amico e maestro? Lo Spirito Santo che mi è consigliere, ispiratore e guida? Che ostacolo metto, che impedimenti ci sono nel farmi raggiungere dall’Amore?
– Che muri metto con il Creato? Forse la distrazione, l’indifferenza? Lo contemplo? Ringrazio? Mi rendo conto dei danni che sto creando con il mio stile di vita? Dedico tempo a rigenerarmi a contatto con la natura?
Carissimi amici, ogni giovedì dalle 20 alle 24 nella Cappella del Santuario di Santa Rita a Torino, con il cuore unito a quello di ogni uomo, le nostre ginocchia sono piegate per amore, nella speranza che il Sogno di un mondo fraterno, spinga sempre di più a dare la vita tutta intera, per Qualcosa e per Qualcuno.
Nel nostro cuore aperto, c’è spazio a sufficienza per ospitare ogni uomo.
“Tutto è possibile per chi crede” – uniti e insieme.
Vi ringrazio per l’occasione.
Con amore, Lorenza