«Tacere è il male del nostro tempo», del nostro mondo

«Ho la certezza che potrà esserci un mondo diverso da quello che abbiamo, un mondo che tocca a noi costruire».
Padre Alex Zanotelli

Cari amici,

uno degli obiettivi principali per cui ormai oltre un anno fa è nata la redazione In-Formazione è quello di fornire a tutti i tesserati dell’Officina del Sole, e non solo, strumenti per meglio decifrare i fatti che avvengono nel mondo. Riteniamo molto importante avere un elevato spirito critico nei confronti di ciò che ci circonda per diventare davvero persone pensanti, in grado di discernere, tra tutte le informazioni in cui siamo quotidianamente immersi, quelle più vicine alla Verità.

La nostra società cerca sempre di più di renderci oggetti da “strumentalizzare”, cerca di inculcarci il pensiero dominante al fine di renderci persone “comode” che si accodino e seguano i vari mantra che vengono proposti. Noi ovviamente non dobbiamo cadere nella trappola e dobbiamo crearci degli anticorpi; per cui è sempre necessario approfondire le notizie, selezionare le fonti, ascoltare sempre più di una campana per farci una idea solida e critica della notizia. Siccome questo lavoro comporta uno sforzo notevole e la vita è sempre più frenetica, vogliamo provare a fornire qualche strumento, in modo molto umile e consci dei nostri limiti.

Vorremmo cercare di condividere su diverse tematiche di attualità fonti di informazione e notizie che a noi sono risultate credibili, punti di vista, magari di “nicchia”, che possono fornire spunti di riflessione significativi al fine di renderci, sempre di più, persone libere e in grado di cambiare, nel nostro piccolo, la realtà in cui viviamo; per fare questo il punto di partenza è rappresentato dalla conoscenza stessa della realtà che ci circonda.

Per partire abbiamo deciso di approfondire un tema molto attuale ma pochissimo dibattuto, ovvero, l’influenza che i Paesi industrializzati hanno nei confronti del cosiddetto “Sud del mondo” e del rapporto di sudditanza e di impotenza in cui si trovano alcuni paesi rispetto ad altri.

Nord e sud del mondo: il colonialismo è ancora presente

Quando pensiamo alla situazione del terrorismo o alla situazione dei migranti che scappano dalle loro terre per “invaderci” (bruttissimo termine ormai diventato molto comune) siamo portati a pensare all’Occidente da un lato come vittima innocente di brutali persone radicalizzate e dall’altro come oggetto di conquista di chi cerca di rubarci i nostri diritti, il nostro benessere e che rischia di compromettere il nostro sacrosanto stile di vita agiato. Difficilmente, però, siamo portati a ragionare sul fatto che molto spesso le situazioni che inducono centinaia di migliaia di disperati a scappare e rischiare una morte probabile per trovare una vita migliore sono, almeno in parte, frutto della politica estera del Nord del mondo.

In un articolo non più recentissimo, ad esempio, viene spiegato molto bene il modo in cui la Francia abbia tenuto, e stia cercando tuttora di tenere, sotto scacco tutte le sue ex colonie rendendo così impossibile lo sviluppo delle economie locali di questi territori (Africanews, 2014).

Molte guerre che hanno creato destabilizzazione nei paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente sono state causate in larga parte da intrusioni dell’Occidente.

Caso esemplificativo ma calzante, da questo punto di vista, è stata la guerra in Iraq iniziata nel 2003 per volontà di Stati Uniti e Gran Bretagna senza avere un mandato internazionale. Le premesse ufficiali di quella guerra, forse molti ricordano, erano legati al presunto tentativo di Saddam Hussein di dotarsi di armi di distruzione di massa e alla durezza della dittatura da lui instaurata.
Queste motivazioni non erano altro che pretesti per invadere l’Iraq che nascondevano altri obiettivi e altri interessi: oggi questo è stato dimostrato dal rapporto Chilcot, redatto da una commissione di inchiesta voluta dal governo britannico (Internazionale, 2016).

L’esito di questa catastrofica azione è stata la morte di centinaia di migliaia di persone (il numero esatto non è dato sapersi poiché le cifre sono molto discordanti tra loro) e un costo stimato di oltre 6000 miliardi di dollari solo per gli Stati Uniti, con l’unico risultato raggiunto di aver destabilizzato una nazione, generato un fortissimo spirito anti occidentale e creato così le basi per lo sviluppo e la crescita dell’ISIS (TPI, 2013).

Cambiamento climatico e migrazione

Un altro gravissimo problema che sempre di più sta attanagliando diversi paesi africani è rappresentato dalle carestie e dalla desertificazione, causate in grande misura dal riscaldamento globale.

Il riscaldamento globale indica il mutamento del clima terrestre in corso causato, principalmente, dalle emissioni nell’atmosfera terrestre di crescenti quantità di gas serra e da altri fattori comunque dovuti all’attività umana. I Paesi occidentali sono i principali responsabili delle emissioni di gas serra, ma chi più di tutti ne paga le conseguenze sono i Paesi più poveri e la zona del Sahel nell’Africa centro settentrionale, la quale, essendo a fortissimo rischio siccità, favorirà un incremento del flusso migratorio (Focus, 2015; La Stampa, 2017; Repubblica, 2017).

Il fenomeno dei “rifugiati climatici” è in forte aumento. Il presidente della Commissione europea (e non un estremista o un catastrofista) ha annunciato che, secondo studi scientifici, entro il 2050 fino a 250 milioni di persone saranno costrette a lasciare le proprie terre per fuggire a condizioni climatiche non più idonee alla vita umana, a meno che non si corra presto ai ripari con politiche che siano davvero “green” (Eunews, 2017).

Da questi pochi esempi risulta chiaro come siamo tutti corresponsabili di ciò che avviene in territori e culture lontane e, nel piccolo della nostra quotidianità, possiamo contribuire a ristabilire pace e giustizia andando alla ricerca della verità, non alimentando sentimenti di divisione ed odio e non temendo di condividere con l’altro quanto abbiamo. In un mondo in guerra perdiamo tutto tutti.

Redazione In-Formazione

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