TheSun20 – Un Viaggio nella Storia dai Sun Eats Hours ai The Sun
A volte, grazie al suo profondo legame con la bellezza e con il sentire del cuore, l’immaginazione ha un potere conoscitivo. Può prenderti per mano e condurti nel passato, può farti vivere più intensamente il presente, può farti sentire il sapore del futuro. A volte, può farti entrare in punta di piedi nell’anima delle persone care.
La copertina di un libro. Un ragazzo scalzo, accarezzato dal Sole, si muove con passo fermo, nutrendosi della forza di quella Strada che lo guida e del respiro di quel Cielo che lo avvolge. Alle sue spalle un percorso. Davanti agli occhi un cammino.
Chiudi gli occhi, lasciati andare e prova a immaginare … Una storia lunga 20 anni.
Mi immagino un ragazzino sognatore, curioso e audace, che a 12 anni inizia da solo a suonare la chitarra. Un ragazzino che crede talmente tanto nella potenza del suo sogno da farne partecipi i suoi amici fraterni e fondare nel 1997, a soli 15 anni, una band: i Sun Eats Hours.
Mi immagino tutta la fatica, ma anche tutto l’entusiasmo e la determinazione nel portare avanti quel sogno che conduce la band, nel 2000, a pubblicare il primo album.
Quel sognatore instancabile, che non ha mai smesso di crederci, conquista i palchi di Europa e Giappone. Mancano gli States, ma Qualcuno ha disegnato per lui un destino diverso… Tanto da volerlo incontrare e fargli capire quanto lo ama, tanto da cambiare la rotta di tutta la band, tanto da far arrivare lui e i suoi compagni a calcare i palchi della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro e di Cracovia, tanto da fargli raggiungere molti altri traguardi. E tanti altri ancora lo aspettano… E non mancheranno: ne sono segni la Luce che porta negli occhi, la Gioia di eterno sognatore che gli è compagna, l’Entusiasmo di bambino che lo contraddistingue. Quel ragazzo sa che la strada non è priva di difficoltà, ma sa anche che con un Alleato invincibile come Gesù, unito alla sua forza di volontà, alla potenza dei suoi sogni e all’amore per la musica, tutto è possibile.
Quel ragazzino, ora uomo, che sta festeggiando 20 anni dalla concretizzazione di un Sogno, ha il nome di Francesco Lorenzi.
Immagina ora i volti dei suoi compagni di strada. Quelli di ieri. Quelli di oggi. Quelli di domani.
Ecco. C’è Matteo, col suo sguardo azzurro e la sua energia a colori.
Lemma. Che dire di Lemma?! Mi immagino come possa essersi sentito un ragazzo adolescente nell’unirsi a una band punk rock che, nel 2002, stava conquistando uno spazio di un certo rilievo nel mondo della musica indipendente. Penso a un giovane Lemma che stava realizzando un sogno, a un ragazzo curioso e desideroso di vivere quell’ambiente al 100%, un ambiente in cui si è immerso con tutte le scarpe, assaggiandone sia il bello che il brutto. Un ragazzo appena ventenne, desideroso di libertà, lontano da casa e senza i genitori che ti dicono cosa devi e non devi fare, col desiderio di provare tante esperienze sulla propria pelle.
Nonostante la sua giovane età, Lemma non è mai stato “con le mani in mano”, ma ha sempre svolto una moltitudine di lavori per mantenersi: nel libro La strada del Sole, Francesco ha scritto di aver trovato in lui, poco prima dello scoppio della crisi, un punto fermo, soprattutto nella realizzazione della Casa della Creatività.
Ora penso a Lemma come a un piccolo uomo che, con il tempo, è maturato ed è diventato grande. E’ sempre stato un ragazzo di poche parole, ma con una forte consapevolezza di ciò che è bene e ciò che è male.
Oggi vedo un grande uomo che ha imparato molto dalle esperienze vissute come bassista dei Sun Eats Hours. Ti fa capire che con un gesto si può comunicare con il mondo. Mentre scrivo, l’immagine più vivida che ho di Lemma è quella di un ragazzo che con la sua fisarmonica suona di fronte a un incantato bimbo dell’Hogar Ninos Dios: la Luce vera!
C’è Ricky, col suo cuore in volo e il suo tocco che trascina.
Immagino un bambino prendere in mano due pennarelli o due matite e suonare su un tavolo, come fosse una batteria. Quel bambino ha un cuore che è come un motore bicilindrico, due pistoni che sono pura energia, ritmo e amore.
A sedici anni ha due bacchette tra le mani, una batteria e l’amico fraterno con cui iniziare la più spettacolare delle avventure: suonare in una band. Da un garage ai palchi internazionali, da uno sguardo complice con gli amici ai mille abbracci dei fan.
Poi, mentre si stanno realizzando tanti sogni e la band rallenta fin quasi a fermarsi, il suo motore perde un pochino il ritmo di sempre, ma il Divin-componente, sa che quei due pistoni non sono destinati a restare fermi. Con l’aiuto di quel fratello che ha un meraviglioso difetto, cioè quello di non fermarsi e arrendersi mai, mette nuova forza in quei due pistoni: il motore è di nuovo in pista, ha ritrovato il suo ritmo.
Ognuno di noi ha dentro sé il ritmo della vita, quello che ti fa picchiettare con le dita, quello che ti fa muovere anche se non sai perché ti stai muovendo: senti solo che c’è una forza dentro che ti spinge a non restare ferma.
Questo per me è Ricky, un alchemico mix di energia e luce, un motore bicilindrico unico, che riesce a smuovere anche i sorrisi stanchi e persi.
Quando suona non senti la batteria, ma un cuore che ti fa riscoprire il tuo ritmo personale, te lo riaccende con la sua sana energia. Ecco perché a quelle canzoni voglio e vogliamo un bene dell’anima… Perché le parole ci accarezzano, la musica e il suo ritmo arrivano dritte all’anima e parlano a noi di noi.
C’è Gianluca, con la sua ironia travolgente e la sua anima immensa.
Mi immagino cosa abbia provato Boston quella sera del 13 novembre 2003 quando debuttò ufficialmente come chitarrista dei Sun Eats Hours. Ma ancor di più quando, dopo pochi concerti, si trovò direttamente in tournée con gli Offspring, sperimentando quello che voleva dire avere successo. Forse, in quel periodo, non si sarebbe mai aspettato di vivere tutto questo.
Penso poi all’incontro con Francesco, quando arrivò la scintilla, quella dell’entusiasmo, che diede a Boston il via per il cambiamento. Mi immagino quel giorno di primavera, quei due volti di amici che dopo tanto tempo si rividero e le emozioni che ne scaturirono. Durante quell’incontro, come scrive Francesco ne La strada del Sole, uscì il vero Boston, si manifestò per la persona che veramente era, con la sua sensibilità, con il suo animo delicato ed emotivo e con la sua capacità di attenzione alla persona. Da quel momento emerse la sua determinazione a cambiare, la sua volontà di dare un senso alla vita ripartendo da se stesso e da quell’entusiasmo che aveva perso.
Come ha raccontato lui stesso nel docufilm Un invito poi un viaggio, aveva vissuto sulla propria pelle cosa succede quando si sceglie la strada sbagliata, quella che porta alla morte, quando si sprofonda in un abisso di dolore in cui non si vede una via d’uscita. Proprio da questa consapevolezza, maturata nel tempo, deriva la voglia di spronare continuamente i giovani a capire che la propria vita è un dono meraviglioso ed è troppo bella per essere sprecata. Oggi è diventato un uomo dal cuore grande, ma (come si è definito lui stesso nell’appendice de La strada del Sole) è rimasto anche un “inguaribile bambino curioso”, che sa trasmettere la passione per la conoscenza, un bambino che sa stupirsi e commuoversi di fronte alla vita.
Ora, prova a fare ancora un salto indietro, torna al sorriso avvolgente di Marco Auriemma, alla forza esplosiva di Andrea Barone. Poi, torna ad oggi, alla figura gentile e ai virtuosismi musicali di Andrea Cerato. E, adesso, immagina il futuro, vola col pensiero a quella Strada, percorsa da quattro ragazzi e da una miriade di Spiriti del Sole stretti in un unico abbraccio.
A volte, l’immaginazione sfuma nella leggenda. Anzi, nelle nostre leggende.
Immagina, puoi.
Photo Credits: Laboratorio Foto Officina del Sole