Intervista a Gigi Cotichella – l’artista dei Papi

Foto dal profilo Facebook di Gigi Cotichella

Intervista a Gigi Cotichella – l’artista dei Papi

Ci sono incontri di anime che lasciano il segno. Anime affini che non devono cercarsi, ma solo riconoscersi. E, quando ciò accade, pezzi di cielo si incastrano, scintille di luce brillano, bellezza ed entusiasmo si fondono.
Quello tra i The Sun e Gigi Cotichella è stato uno di questi incontri. Un incontro che risplende e si rinnova “Ogni Benedetto Giorno”.
Queste le confidenze che Gigi ha voluto donarci rispondendo alle domande che abbiamo avuto il piacere di porgli. Buona lettura!

 

  1. Gigi, sappiamo che raccontare la tua vita professionale e artistica in poche righe non è facile, ma ti andrebbe di provarci per farti conoscere a chi nell’Officina del Sole, magari, ancora non ti conosce?

Vent’anni fa uscivo dal seminario di Torino e andavo a vivere quattro mesi in una baraccopoli a Nairobi per reinventarmi dopo aver capito che la mia strada era un’altra dal sacerdozio. Rientrato, ho iniziato a lavorare nel campo educativo in una cooperativa che si occupava di tossicodipendenze. Lavoravo nella prevenzione e, lì, ho capito l’importanza dei linguaggi per raggiungere i giovani, soprattutto quando devi dire cose importanti e forti.

Foto dal profilo Facebook di Gigi Cotichella

Nel 2003 mi sposo con Laura e, grazie a lei, negli anni successivi arrivano quattro capolavori: Simone, Chiara, Francesca e Valentina. Nel 2004 apro una cooperativa, AnimaGiovane, a cui lego la mia vita. Proviamo a unire educazione, arte, formazione e comunicazione sociale.  Intanto, lavoro al recupero del teatro di Varietà, scrivo canzoni per far ballare migliaia di giovani, comincio a indossare una camicia arancione, una cravatta catarifrangente e dei guantoni disneyani . Con quella “divisa” animo molti eventi e vengo definito “l’artista dei papi” (in effetti, ne incontro tre). Nel frattempo, cresce sempre più la passione per la formazione e per la scrittura. Così, vivo in un pot-pourri di dimensioni che cerco continuamente di collegare.

 

  1. Come si è incrociata la tua strada con quella dei The Sun?

Ci siamo sfiorati la prima volta all’incontro mondiale delle Famiglie a Milano con papa Benedetto. Mi incuriosivano, ma non ci siamo neanche presentati. Poi, l’occasione è stata sempre a Milano, in Piazza Duomo. Li presentai, ma, per un errore della produzione, li salutai prima che Francesco potesse dire due parole al pubblico! La faccia che fece, per quanto sorridente, mi aiutò a capire che c’era stato un errore. Ci chiarimmo alla fine dell’evento e fu subito incontro. Ci scambiammo i numeri, come si fa in questi casi. Spesso non ci si risente più, ma quella volta, per fortuna, sì. Ci fu una bellissima cena a Marostica, dove ci raccontammo le nostre vite e, alla fine, Francesco mi chiese se potevo vedere i loro due concerti (elettrico e acustico con testimonianza) per dar loro un parere. Lo feci un mese dopo. Dal parere nacque una tre giorni di full immersion in Trentino a rivedere l’acustico come lo conoscete oggi. E, da quell’esperienza, il lavoro di editor al primo libro di Francesco, La Strada del Sole.

 

  1. Grazie ad alcuni post su Instragram di Francesco abbiamo capito che hai collaborato alla realizzazione del loro nuovo spettacolo. Ti va di raccontarci di preciso cosa hai fatto per i The Sun?

Ci sono state tre fasi. Una prima fase di “estrazione del materiale” per lo spettacolo. La parte più bella. Ascoltarli. Provocarli. Incontrarsi. Capirsi. Abbiamo fatto di tutto: dallo story telling al pregare insieme, dagli esercizi di scrittura creativa a giochi veri e propri per sbloccare la creatività. Il tutto vivendo molto tempo insieme. La seconda fase è stata di scrittura vera e propria. Un lavoro fatto, ovviamente, insieme a Francesco, che di scrivere ne sa qualcosa (e anche più di qualcosa). Come sempre, ci siamo entusiasmati, ci siamo arenati, ci siamo demoralizzati. Abbiamo anche buttato un’intera scrittura dello spettacolo perché non funzionava. Poi ci hanno aiutato i tavoli! Per l’esattezza tre: un tavolo particolarissimo come l’altare di una chiesa che ci ha dato la chiave di volta (e di svolta), un tavolo di una bellissima trattoria vicentina dove è nato il titolo (Ogni Benedetto Giorno) e il tavolo della Casa del Sole, la casa di Francesco, dove il tutto si è incastrato.

 

  1. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Mi beccate in un momento di grande cambiamento. Dopo 14 anni lascio la cooperativa che ho fondato e, pur continuando a collaborare, divento libero professionista per dedicarmi interamente alle due passioni che più mi caratterizzano: formazione e scrittura… Ovviamente, fatte in modo decisamente creativo. Si saprà tutto a breve.

 

  1. Musica, creatività, comunicazione, arte, bellezza: cosa lega, secondo te, l’una all’altra?
Foto di Pronto Animatore dal Profilo Facebook di Gigi Cotichella

Alla base di tutto c’è la Bellezza. Quella che salverà il mondo, quella che cerchiamo di trasmettere ogni giorno quando comunichiamo davvero. È quella bellezza racchiusa in parole come “Grazie”, “Scusa”, “Ti voglio bene”, “Mi aiuti?”. È quella bellezza che mi ha insegnato mia madre quando, senza quasi niente, ha tirato su due figli in una città che non era la sua. Mia madre mi ha insegnato la creatività con il suo saper cucire vestiti da miniscampoli e il suo saper cucinare piatti meravigliosi davvero con poco. L’arte intesa in senso classico è soltanto un modo per annunciare in maniera più allargata tutta questa bellezza e la storia ad essa collegata: l’estasi di incontrarla, la passione per raccontarla con tutte le sue ombre, il senso d’inadeguatezza nel viverla… Ma poi esiste anche l’arte quotidiana, quella che viviamo tutti i giorni per stare un po’ meglio: perché bisogna essere artisti per scrivere ma anche per leggere, per suonare ma anche per ascoltare. Alla fine, chi ci lega tutti è la ricerca della Bellezza, perché chi la dice, anche in musica mentre l’annuncia, continua il suo cammino per cercarla sempre più e sempre meglio.

 

  1. Da cuore aperto a cuore aperto: qual è, a tuo parere, la vera forza dei The Sun?

Dopo cinque anni che li frequento posso dirlo senza problemi: la verità. Nel senso che la cercano continuamente. Come chiunque abbia qualcosa da dire, non possono piacere a tutti. E questo ci sta. Ma a me interessa se loro piacciono a me. E non solo come musica, ma come progetto. Si può dire di tutto, ma il mio criterio di verifica rimane “Dai frutti li riconoscerete”. E con frutti non intendo risultati. Ho la fortuna di vedere le loro vite dietro le quinte e so quanta fatica c’è nel cercare davvero la verità.

Sul palco, invece, la prova è sicuramente Andrea Cherry Cerato: solo un gruppo vero riesce a prendere con sé un nuovo elemento e farlo diventare un The Sun facendo un percorso anche di fatiche, ma straordinariamente sincero. Andrea è una persona fantastica e, se volete saperne di più… lo spettacolo vi dirà il resto.

 

  1. “Relazione”: un concetto basilare nella costruzione di ogni rapporto.  Qual è la “relazione” tra te e i The Sun?

Certamente forte. Mi sento voluto bene e apprezzato per il mio lavoro. E io, ovviamente, ricambio il tutto. Ma, sicuramente, c’è di più. C’è la nostra storia con loro come gruppo e con ciascuno di loro. Con Francesco il rapporto è, indubbiamente, il più intenso, ma come non potrebbe esserlo quando passi cento giorni a sentirti sempre, specialmente di notte, per capire come raccontare la sua vita? Ci entri anche tu! Con Ricky abbiamo condiviso altre esperienze artistiche ed è stato molto bello. In questo caso, è lui che è entrato nel mio lavoro e nella mia vita. Ammiro molto Boston e mi piace la sua classe, i suoi discorsi infiniti e il suo rapporto con la natura. Lemma mi ha sempre affascinato e davvero sono uno dei suoi fan più sfegatati. E, poi, lo sapete che è un po’ anche grazie a me se si è sposato con Alessia? Ma questa è un’altra storia… Di Andrea vi ho già detto. E il bello è che con lui sono solo all’inizio, ma scrivere questo spettacolo è stato un bellissimo modo di iniziare a conoscerci.

 

Redazione.Fun

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