UN’AUTOSTRADA PER IL CIELO: INTERVISTA ALLA MAMMA DI CARLO ACUTIS

Carissimi amici, oggi vogliamo condividere con voi la storia del venerabile Carlo Acutis, un giovane innamorato dell’Eucaristia che lui definiva “il suo Sole”, la sua “Autostrada per il Cielo”. Carlo è un ragazzo dei nostri giorni: nasce nel 1991 a Londra per poi trascorrere tutta la sua vita, breve ma luminosa, a Milano. È un bambino educato, gentile, generoso che a soli 7 anni riceve la Prima Comunione. A causa di una leucemia fulminante, Carlo nasce al Cielo il 12 Ottobre 2006. Ha solo 15 anni, ma offre con gioia la sua sofferenza a Dio per andare “dritti in Paradiso, senza passare dal Purgatorio”.

Abbiamo avuto il dono di poter dialogare con la mamma di Carlo, Antonia Salzano. Lasciamo che siano proprio le sue parole a guidarci per conoscere meglio la storia di questo “Santo della porta accanto”.

Signora Antonia, Officina del Sole è un’associazione nata grazie all’amicizia con i The Sun, un gruppo italiano che, attraverso l’amore per Dio e per la musica, è riuscito a unire tantissimi giovani da tante parti d’Italia e anche del mondo. Sappiamo che anche a Carlo piaceva la musica e ha imparato a suonare il Sax. Qual era la sua relazione con la musica?

Innanzitutto, Carlo ha imparato a suonare il Sax da autodidatta: non ha mai frequentato lezioni. Gli piaceva la musica classica, rock e anche alcuni tipi di musiche africane. La ascoltava per rilassarsi, ma amava molto anche il silenzio. Carlo era un ragazzo introspettivo con una spiritualità mistica molto forte e questo lo portava ad trascorrere dei momenti di silenzio di fronte al Santissimo Sacramento dove lui meditava e contemplava il Signore che si rende presente realmente nell’Eucarestia. Nel Tabernacolo, dove c’è il lumino acceso, c’è Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Carlo diceva che noi siamo molto più fortunati di quelli che vivevano 2000 anni fa accanto a Gesù perché loro per vederLo dovevano camminare ed erano limitati dallo spazio e dal tempo mentre invece a noi basta scendere sotto casa, nella Chiesa più vicina, per avere Gerusalemme con noi. Chiaramente lui aveva una grande fede nella presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. I Santi vedono Gesù nell’Ostia consacrata, Carlo lo percepiva interiormente e aveva questo dialogo con Lui. Da qui si può capire che questi spazi di silenzio per Carlo erano molto importanti.

Carlo diceva: “la nostra meta deve essere l’Infinito e non il finito”. Come ha fatto Carlo a vivere questo senza lasciarsi corrompere dalla società e dalle sue ideologie?

Sicuramente si può dire che Carlo era l’icona di quello che è un coerente testimone di Cristo. Quando tu trovi nella vita un testimone coerente questo significa che quella persona incide nella tua vita. Carlo nel suo piccolo ha inciso nella vita delle persone che lo conoscevano, a cominciare dal domestico, che si è convertito dall’induismo al cattolicesimo. Questo fa capire la testimonianza verace di Carlo. Un conto è essere cristiani di nome, un conto è esserlo di fatto. Quando incontriamo un “cristiano di fatto”, questo non ci lascia indifferente e provoca qualcosa in noi che può essere l’incipit di una vita diversa. Gli incontri importanti sono quelli che aiutano a migliorarti: i veri amici sono questi. Carlo quindi era un vero amico per tutti quelli che lo avvicinavano. Per quanto riguarda le ideologie tutto sta nel fatto di mettere Dio al primo posto invece del proprio egoismo.  Carlo diceva “meno io per lasciare spazio a Dio”. Di fatto poi questo significa essere umili e capire che noi siamo creature fragili e peccatrici e che abbiamo bisogno della Grazia di Dio. Già riconoscere che esiste un Creatore a noi superiore, significa fare un passo verso la santità e incominciare ad abbracciare quel meraviglioso progetto che Dio ha in serbo per ciascuno di noi. Carlo è un esempio tangibile di Santità perché ha santificato le azioni quotidiane, affidandosi completamente a Gesù che si manifesta ogni giorno nell’Eucaristia come ci ha promesso nel Vangelo. Il Signore attraverso la Comunione agisce, purifica e santifica. Tutto sta nella volontà. Se uno non mette Dio al primo posto è un fallito: senza Dio non si vive!

In che modo Carlo è riuscito a imitare l’umiltà e la semplicità di Cristo?

Con l’Eucarestia. La grande umiltà di Cristo, come diceva Carlo, fu quella di attraversare la sofferenza dell’Incarnazione. Gesù dalla sua condizione di Infinito è passato ad una condizione di finito. Cristo ogni giorno si umilia discendendo ed incarnandosi nell’Ostia consacrata dalle mani del sacerdote. Il Signore nell’Eucarestia si dona a noi e noi attraverso di Lui impariamo a donarci agli altri. Cristo ci insegna come diventare umili. Ecco perché l’Eucarestia è importante. Senza l’Eucarestia siamo tutti dei palloni gonfiati. Non abbiamo la consapevolezza di quanto grande sia il nostro io. Ecco perché Carlo diceva “non io ma Dio”. L’Eucarestia è la Fonte Primaria per imparare ad essere umili con noi stessi e col prossimo. È quindi chiaro che capire questa umiltà, significa capire che è necessario mettersi alla Scuola del Redentore dell’Eucaristia. Entrare nel mistero Eucaristico ha dei risvolti che ci fanno capire che noi siamo in una posizione di piccolezza. Come il chicco che se non muore non porta frutto: noi per portar frutto dobbiamo morire a noi stessi e Gesù, attraverso i Sacramenti, ci aiuta a fare questo.

Quindi è proprio grazie all’Eucarestia che Carlo è riuscito ad affrontare la sofferenza della malattia ma anche a testimoniare ciò che Papa Francesco definisce come Evangelii Gaudium,la “Gioia del Vangelo”…

Certamente. Tanti papi hanno affermato che la gioia di annunciare e di essere salvati è una gioia e una pace che dobbiamo portare agli altri. L’annuncio della Vita Eterna è un gaudio e quindi un motivo di speranza. Poi in ogni caso occorre possedere la virtù della fede, che è comunque richiesta. Noi siamo degli strumenti nelle mani di Dio. Così è stato per Carlo: l’Eucarestia lo ha plasmato e forgiato come il fuoco con il ferro. Lui diceva che era la sua “Autostrada per il Cielo”. Anche la morte l’ha affrontata con grande serenità: si era autofilmato due mesi prima predicendo la sua morte e, dopo aver scoperto di essere ammalato, ha offerto le sue sofferenze per il Papa, per la Chiesa, per non fare il purgatorio e andare dritto in Paradiso. La morte l’ha vista come un passaggio: non si è mai lamentato, era sereno e consapevole del fatto che sarebbe morto. Mi disse “muoio sereno perché non ho sciupato neanche un minuto per cose che non piacciono a Dio”.

Nella Christus Vivit, Papa Francesco ci invita a seguire l’esempio di Carlo, che ha saputo essere “originale e non fotocopia”. Quale potrebbe essere il messaggio di Carlo ai giovani d’oggi affinché non diventino fotocopie?

Papa Francesco lo cita soprattutto per quanto riguarda i mezzi di comunicazione. Di per sé i social sono neutri purché non diventino loro a possedere noi. Carlo aveva la virtù della temperanza e fin da piccolino si sapeva moderare nell’uso dei videogiochi. Lui diceva che bisogna essere padroni di questi mezzi e non schiavi. Queste forme di idolatria ci tolgono lo spirito di preghiera e rischiamo di cadere nell’egocentrismo.  Carlo diceva: che giova all’uomo vincere mille battaglie se poi non è capace di vincere sé stesso con le proprie corrotte passioni? Infatti tutta la nostra battaglia è con noi stessi: “meno io per lasciare posto a Dio”. Si sintetizza tutto qui. L’Eucarestia è un mezzo potentissimo per spogliarsi definitivamente. Non per niente, Carlo è stato deposto ad Assisi nel Santuario della Spogliazione che è il luogo in cui San Francesco si spogliò e si consegnò nelle mani del Vescovo. Questo è un esempio paradigmatico per tutti i giovani per dire “iniziamo questo cammino!”. Mi raccomando, l’Eucarestia al primo posto e invogliate tanti ragazzi ad andare a Messa tutti i giorni se possibile perché vedrete che grande differenza!

Si ringrazia la Signora Antonia per la gentile concessione delle immagini.

Per ulteriori approfondimenti e per scaricare materiale su Carlo https://www.carloacutis.com/

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