La Settimana Autentica – Terzo giorno

Invocazione

Dio di infinita grandezza,
che affidi alle nostre labbra indegne
e alle nostre mani fragili
il compito di portare agli altri l’annuncio del Vangelo,
sostienici con il tuo Spirito,
perché la tua Parola,
accolta da cuori aperti e generosi,
germogli in ogni parte della terra.

Il Vangelo

Mc 15, 4-15

Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: “Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!”. Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: “Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?”. Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: “Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”. Ed essi di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”. Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Ma essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Il racconto

Barabba e la vita spirituale

Sono “figlio del padre”, di nome perché questo è il significato in aramaico di Barabba, e di fatto perché lo testimonia la mia vita.
Ero un rivoluzionario pieno di ideali che voleva liberare la terra dagli occupanti, ma per farlo ho cominciato ad utilizzare metodi tutt’altro che ortodossi. Sono diventato un brigante violento e criminale, un omicida. Nell’ultima sommossa a cui ho partecipato mi hanno arrestato. Il mio destino era segnato: in base ai reati commessi la sentenza definitiva che mi aspettava non poteva essere altro che la pena di morte. Da molto tempo avevo perso la speranza: ero colpevole, prigioniero del passato, delle cattive strade intraprese, ero solo.
Quel giorno me ne stavo assorto, arrabbiato e rassegnato quando improvvisamente due guardie hanno fatto irruzione nella cella. In lontananza la folla urlava a gran voce il mio nome. “Ecco è giunto il momento, sono venuti per eseguire la condanna, è ora di pagare per i tuoi peccati” è stato il mio pensiero. Mi sono fatto trascinare fuori senza opporre resistenza ma con mio grandissimo stupore le guardie hanno spalancato la porta e mi hanno urlato “Fuori! Puoi andare, sei libero. Hanno preso Gesù al tuo posto”. Di punto in bianco sono diventato il primo uomo salvato dalla morte in croce di Gesù, un uomo libero, alla luce del sole, con le catene spezzate e i crimini perdonati.
Ma perché avevano rilasciato proprio me, un violento con le mani sporche di sangue, e hanno trattenuto un povero Cristo, l’innocente che predicava l’amore e la non violenza? Chi era veramente questo Gesù? Ancora incredulo e titubante ho provato a seguirlo nel suo calvario ma non riuscivo ad avvicinarmi, o forse mi mancava il coraggio. Solo nell’ultimo tratto di salita, dopo l’ennesima caduta, sono riuscito ad incrociare il suo sguardo e mi ha riconosciuto. Lì qualcosa dentro di me si è sbloccato.
Quello sguardo ha trasformato la mia vita da piombo in oro. Sono passato dal sopravvivere un’esistenza superficiale fatta di espedienti a vivere una straordinaria avventura spirituale in cui ho fatto esperienza dell’immenso amore del Padre e della sua presenza. Se prima contemplavo la mia vita dal basso, ora sono rinato dall’alto. Sono diventato consapevole di quello che mi sta accadendo, di come lo Spirito Santo sta lavorando interiormente e questo alimenta la mia speranza. Sto imparando ad amare, ad avere fiducia nonostante tutto, ad accettare, a reagire, a scegliere.
Ogni giorno siamo chiamati a fare delle scelte, a prendere delle decisioni, ma spesso come i giudei scegliamo di fare ciò che non appartiene a Dio. Rifiutiamo Gesù Cristo perché con la Sua vita e la Sua Parola di Verità mette in luce le nostre tenebre, ci mette in imbarazzo e perciò è più comodo scegliere Barabba.
Tutti noi siamo Barabba, tutti noi siamo peccatori, tutti noi siamo stati condannati, tutti noi meritavamo di andare sulla croce e nel fuoco infernale. Ma arriva Gesù Cristo, l’agnello innocente, l’agnello di Dio, a prendere il nostro posto, a liberarci.
Quel giorno la folla ha scelto me, Barabba, ma io quel giorno ho scelto Gesù e sono diventato un uomo libero.

Il segno

Proseguiamo nel nostro allestimento procurandoci un elemento essenziale: il vaso.
Ecco, la vita spirituale è un po’ come un vaso: fa da “contenitore” all’azione dello Spirito Santo che alimenta la nostra Speranza; non è uguale per tutti ma “si adatta” all’unicità di ognuno; è in qualche modo personalizzabile perché esistono degli elementi comuni, ma ogni cammino spirituale è unico e personale; ha anche una funzione protettiva: come il vaso protegge la pianta da malattie e parassiti, una nutrita vita spirituale protegge dalle malattie dello spirito e dagli attacchi parassitari del demonio.
Quindi scegliete il vaso che vi piace e che vi rappresenta di più e continuate a camminare con il Signore: Lui ci rende liberi dalle nostre catene, Lui ci rende Barabba – figli del Padre -, Lui ci rende pienamente noi stessi.

Vi salutiamo con questa canzone, a domani!

Officina del Sole

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