La Settimana Autentica – Quarto giorno

Invocazione

Dio di infinita grandezza,
che affidi alle nostre labbra indegne
e alle nostre mani fragili
il compito di portare agli altri l’annuncio del Vangelo,
sostienici con il tuo Spirito,
perché la tua Parola,
accolta da cuori aperti e generosi,
germogli in ogni parte della terra.

Il Vangelo

Lc 22, 7-13

Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua”. Gli chiesero: “Dove vuoi che prepariamo?”. Ed egli rispose loro: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate”. Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

Mt 28, 16-20

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Il racconto

Il discepolo e la Fraternità (o dimensione ecclesiale)

“È quindi questa la fine?”, “Che vuol dire che è con noi tutti i giorni?”, “Ma, quindi, tornerà?”, “Come possiamo fare discepoli tutti i popoli senza di Lui?”, “Fino alla fine del mondo?”.

Ecco, la mormorazione si è sollevata, si solleva sempre tra noi dodici (ah no, undici – sospiro) quando non capiamo o abbiamo paura. 

È sempre così, sembra tutto più grande di noi e Lui lo ha sempre saputo; a differenza nostra, però, ha sempre accettato che all’inizio facciamo un po’ di fatica. Non ha mai preteso fossimo diversi da come siamo, ma ha sempre visto qualcosa in più in noi

Lo vedo sempre su di me e posso vederlo anche ora su ciascuno di noi, quello sguardo profondo con cui sapeva – anzi sa – amarci, anche se continuo ad avere la sensazione che tutto questo sia davvero un mistero troppo grande per me: pensare a Lui nel passato e viverLo nel presente a volte mi confonde. 

I ricordi, inevitabilmente, mi strappano un sorriso sul volto. 

Quante volte ci ha guardati con quello sguardo. Quante volte aveva già tutto chiaro mentre noi ancora ci agitavamo senza motivo. Quante volte ha accolto tutte le nostre paure, anche quando noi eravamo pronti a tradirlo da un momento all’altro.

Guardo Pietro, seduto un po’ in disparte, assorto e silenzioso: sta osservando gli altri con uno sguardo che mi ricorda tanto il Suo. Lo noto solo adesso, ultimamente è così dopo ogni Sua apparizione; chissà cosa sta custodendo il suo cuore.

Lo raggiungo, mi siedo al suo fianco. Mi dà sicurezza stargli accanto. In fondo, è la nostra roccia, la pietra su cui noi tutti poggiamo.

“Tutti i giorni? Fino alla fine del mondo?” gli domando. 

Sorride in silenzio. Continuo a domandarmi cosa custodisca il suo cuore, i suoi occhi rivelano uno sguardo da padre. 

“Ti ricordi, Giovanni? Quel giorno degli Azzimi?”.

Certo, ricordo tutto, come dimenticare quei giorni. Era l’ultimo respiro prima che tutto si compisse, così pensavo. Eppure, forse era già tutto compiuto, mi viene da pensare adesso. 

Dopo il suo ingresso a Gerusalemme su quell’asinello, come il re messia che tutti attendevano ma come nessuno poteva immaginarlo, aveva chiesto ospitalità a Lazzaro e alle sue sorelle. Quei quattro avevano un legame che li univa da sempre, al di là del tempo e dello spazio; ovunque fosse, per Lui quella dimora rimaneva sempre casa. Ho sempre pensato che sperasse che ciascuno di noi potesse trovare un posto così, da poter chiamare casa. E per me, Lui era Casa, lo è anche adesso. 

“Erano giorni strani quelli, vero Giovanni? – continuò – Perfino per la preparazione di quella Cena non siamo riusciti a non dubitare!”. Lo guardo, non c’è rimprovero sul suo volto, sorride ancora, sembra divertito. 

“Un uomo con la brocca che va a raccogliere l’acqua, dove si è mai visto? Come abbiamo fatto a non pensare ad un segno, era nel Suo stile aver già pensato a tutto ciò che era necessario. Le Sue indicazioni erano così dettagliate e precise. Non ha sempre fatto così, in fondo?”

“Sì”, ho ammesso.

“Eppure, ti ricordi come eravamo agitati? Discutevamo, organizzavamo, ci preoccupavamo di tutto: dal cibo, al vino, alla riservatezza. Come al solito, convinti che tutto fosse nelle nostre mani e tutto dipendesse dalle nostre forze…e, invece, tutto era già pronto, abbiamo davvero trovato tutto come ci aveva detto”, sorride ancora una volta. 

Sorride sempre, adesso, quando parla di Lui. Quel sorriso gli accende sempre due occhi da innamorato, eppure io so quanto abbia sofferto per accettare che un amore così grande fosse proprio per lui, nonostante tutto. 

Riprende: “Te lo sei mai chiesto? Quando abbia predisposto tutto? Eravamo sempre con Lui…Ho avuto sempre la sensazione di doverlo rincorrere, per poter capire e stare al Suo passo e quasi mai quella di riuscire a farlo veramente. Solo ora comprendo quante volte è stato Lui a raggiungere me, tutti noi in verità, e quanto desiderasse mangiare quella Pasqua proprio con noi. Ci pensi? Riesci a intuire quanto profondamente ci abbia amato?”.  

Lo vedo assorto. “Sapeva tutto, quanta difficoltà avremmo fatto ad accompagnarLo, anche solo a pregare con Lui, chi lo aveva già tradito, chi lo avrebbe rinnegato…” In quel lungo silenzio continuo a contemplare il mistero dell’amore così grande e così umano che lo ha sempre legato a Gesù, che li ha sempre legati entrambi l’uno all’altro.

“Ci penso spesso a quel giorno – continua – ad un uomo che si stava preparando ad essere tradito e a morire. Lui sapeva, così come ora sappiamo anche noi. Eppure, in quel momento, desiderava solamente restare con noi. Ci ha resi una casa ed una famiglia, per sempre, fratello mio. E ha chiesto a noi due di rendere possibile tutto questo, anche se ci sembrava ci fossero solo mille problemi e troppo poco tempo. Comprendi? In quel giorno, portando quel pane che Lui avrebbe spezzato e quel vino che insieme avremmo bevuto, tutti insieme stavamo già rendendo possibile con Lui quel rimanere insieme fino alla fine dei giorni! Capisci quanto guarda lontano il Suo Amore per noi e per tutti coloro che, di generazione in generazione, lo cercheranno dopo di noi? La mormorazione del nostro cuore non ci ha fermato allora e non ci fermerà adesso. Ed ecco, Lui è davvero con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.” Di nuovo quello sguardo stracolmo di amore e quel sorriso. “Fratello mio, sono davvero felice e grato di essere qui con voi”.

“Fino alla fine del mondo”, ripeto. 

Sposto lo sguardo sui nostri amici, i miei fratelli…ed ecco, qua c’è davvero Lui, in mezzo a noi. In fondo, ce lo aveva già detto, tempo fa. 

Il segno

Oggi abbiamo bisogno di creare uno strato drenante di 2-3 cm che ha diverse funzioni: evita il ristagno idrico che farebbe marcire le radici;
evita l’eccessivo compattamento del terriccio e l’ostruzione dei fori di drenaggio; fornisce maggiore stabilità al vaso.

Per realizzarlo si possono usare diversi materiali, ma noi vi suggeriamo di usare della ghiaia o dei sassolini, un po’ a simboleggiare la dimensione ecclesiale e la fraternità, fatta nel concreto da tante persone come noi.

Vi salutiamo con questa canzone.
Con affetto, a domani!

Officina del Sole

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