
Invocazione
Dio di infinita grandezza,
che affidi alle nostre labbra indegne
e alle nostre mani fragili
il compito di portare agli altri l’annuncio del Vangelo,
sostienici con il tuo Spirito,
perché la tua Parola,
accolta da cuori aperti e generosi,
germogli in ogni parte della terra.
Il Vangelo
Lc 22,14-23
Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».
Gv 13, 1-11
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Il racconto
Il discepolo amato e l’Eucaristia
Ho viaggiato con il Maestro e i miei compagni in lungo e in largo per tutta la Palestina, ho vissuto avvenimenti straordinari: ciechi che riacquistano la vista, zoppi che tornano a camminare, lebbrosi purificati, sordi che riacquistano l’udito, morti che risuscitano, poveri ai quali viene annunciata la Buona Notizia, ma quella notte accadde qualcosa che mi cambiò profondamente.
Ci trovavamo finalmente a Gerusalemme, eravamo arrivati poco prima della Pasqua, e il Maestro ci annunciò che desiderava celebrare la Pasqua insieme a noi, allora preparammo tutto, come ci aveva indicato, in una grande e bella sala già predisposta per noi.
Durante la cena io ero seduto come sempre accanto a lui, e ad un certo punto il Signore prese il pane che avevamo in tavola, rese grazie, lo spezzò e ne diede una parte ad ognuno di noi dicendo: “Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. Dopo aver cenato fece lo stesso con il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue che è versato per voi”.
In quel momento non ho compreso cosa stesse accadendo, era la Pasqua che avevo celebrato con la mia famiglia fin da bambino e, non so per quale motivo, quelle parole e quei gesti mi fecero sentire profondamente amato e allo stesso tempo molto turbato perché intuivo che quella che stavo vivendo non era una Pasqua come le altre che avevamo vissuto insieme, forse qualcosa di grave stava per accadere al mio Signore. Il suo corpo e il suo sangue, che significato avevano queste parole? Per quale motivo ci aveva comandato di ripetere quei gesti come un memoriale?
Lo capii solo tempo dopo ma ancora oggi è qualcosa che mi supera: quando iniziammo a riunirci per celebrare l’Eucaristia tra di noi, e con coloro che iniziavano ad unirsi a noi, ogni volta era come se tornassimo a quella notte, a quello che avevamo vissuto. Entravamo sempre di più nella profondità del mistero di un amore incondizionato donato sopra ogni cosa, fino alla fine. Ogni volta sperimentiamo che Gesù è ancora in mezzo a noi, anzi di più: Lui ora è dentro di me e nei miei compagni! Sento che non mi ha lasciato solo, anzi, mi ha donato una moltitudine di fratelli e mi dona il coraggio e la forza di vivere pienamente quello che mi ha insegnato e che ora so essere il senso della vita: annunciare al mondo con la mia vita che Dio ama l’uomo talmente tanto da dare la vita di suo Figlio per ognuno di noi, e quando dico ognuno intendo veramente tutti, come ci disse una volta: “Il Signore fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Tutti devono avere questa possibilità di conoscere l’Amore come l’ho conosciuto io. Quando mangio quel pane e bevo quel vino sperimento che la morte non è la parola definitiva sulla mia vita e su quella dei miei fratelli, ma che esiste una Vita eterna, la Vita vera, che non può essere distrutta da niente e da nessuno e che questa Vita la posso sperimentare ogni giorno, qui, ora.
Dopo la cena, quando stavo ancora riflettendo sulle parole che avevo udito e una grande tristezza iniziava a crescere dentro di me, improvvisamente il Signore fece qualcosa di inaspettato: si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse intorno alla vita. Poi versò l’acqua nel catino che stava all’ingresso e cominciò a lavarci i piedi e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Rimasi sbalordito! Come poteva il mio Maestro umiliarsi in quel modo e lavare i piedi a noi come un servo o uno schiavo? Anche Pietro rimase sconvolto da quello che stava accadendo e non voleva assolutamente farsi lavare i piedi da lui! Solo tempo dopo compresi che quel gesto era un esempio, un insegnamento: se lui, il Signore, aveva lavato i piedi a noi, suoi discepoli, anche noi dovevamo farlo tra di noi in molti modi: gareggiando nello stimarci a vicenda, portandoci rispetto, servendoci, aiutandoci gli uni gli altri, avendo gli stessi sentimenti del Signore, rallegrandoci con quelli sono nella gioia e piangendo con chi è nel pianto, in una sola parola: amandoci come Lui ci ha amato.
Il segno
Oggi aggiungiamo il terriccio: infatti, tutto parte dalla terra, tutto nasce dalla terra. Senza un terriccio buono, il seme è destinato a sparire nel nulla. La terra nutre, protegge, riscalda. Il seme accolto dalla terra buona si prepara a rinascere, a diventare una cosa nuova, a portare frutto a sua volta, ma è dalla terra che trae la forza per realizzare questo miracolo. La nostra terra, la nostra forza, è quel pane spezzato, è quel vino versato per noi; il Suo corpo e il Suo sangue, Quello è il nutrimento che ci dà la forza per diventare una cosa nuova, in Lui.
Vi salutiamo con questa canzone, a domani.
Officina del Sole