La Settimana Autentica – Pasqua

Invocazione

Dio di infinita grandezza,
che affidi alle nostre labbra indegne
e alle nostre mani fragili
il compito di portare agli altri l’annuncio del Vangelo,
sostienici con il tuo Spirito,
perché la tua Parola,
accolta da cuori aperti e generosi,
germogli in ogni parte della terra.

Il Vangelo

Gv 20,1-18

Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro. Allora corse verso Simon Pietro e l’altro discepolo che Gesù amava, e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano messo». […]
Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre piangeva, si chinò a guardare dentro il sepolcro, ed ecco, vide due angeli, vestiti di bianco, seduti uno a capo e l’altro ai piedi, lì dov’era stato il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?» Ella rispose loro: «Perché hanno tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano deposto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse il giardiniere, gli disse: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò». Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!» Gesù le disse: «Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro”». Maria Maddalena andò ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore e che egli le aveva detto queste cose.

Il racconto

Maria di Magdala e la testimonianza

Era ancora buio, quando mi alzai per andare al sepolcro; quel mattino non era l’inizio di un nuovo giorno, solo la continuazione della notte che sembrava non dover finire; tutto era silenzio, ma non il silenzio di preghiera e di pace in cui trovavo rifugio quando pregavo assieme a Lui e ai discepoli; solo un enorme, immenso vuoto.
Cosa sto facendo? -mi chiedevo- perché sto andando a quella tomba? Se il suo è il Dio dei viventi, perché è lì ora? Affrettai il passo, cercando di scacciare quelle domande dalla mia mente, di far tacere la risposta che iniziava a farsi strada nel mio cuore…stai andando lì perché da tre giorni anche tu hai smesso di vivere; stai andando lì per seppellire quello che resta delle tue speranze; forse continuerai a respirare, a camminare, a mangiare…ma ciò che davvero ti teneva in vita è svanito, è stato inghiottito da quella roccia; non esiste più…forse non è mai esistito.
Cercavo nella mia mente un appiglio per sfuggire a quella consapevolezza, volevo convincermi che quei tre giorni, quei tre anni, ogni istante vissuto fino a quel momento, in un modo o nell’altro li avrei buttati alle spalle, che da qualche parte c’era, ci doveva essere un’altra ragione per vivere, qualcosa per cui valesse la pena di respirare, di lottare, anche al di fuori di quella roccia; ma il buio e il silenzio sovrastavano questa idea, spazzandola via; la verità è che, quando ho iniziato a seguirlo, ho capito subito che non c’erano alternative: o la sua via, o nessuna via…o tutto o niente. E in quel momento il mio tutto era un niente.
Stavo ancora combattendo contro quella sensazione quando, quasi senza accorgermene, arrivai lì… e mi sentii mancare la terra sotto i piedi: nonostante tutto, quello era pur sempre qualcosa, quel luogo era il luogo, la mia ultima possibilità, per quanto assurda, di dare un senso a quel vuoto. Nemmeno quello mi era rimasto. Una pietra rotolata, una grotta vuota, come se non sentissi abbastanza il vuoto che mi portavo dentro.
Non potevo reggere quella vista, mi voltai indietro, i passi divennero falcate, ingoiavo l’aria invece di respirare…dovevo cercare qualcuno con cui condividere quell’angoscia…i suoi amici più fidati, i suoi discepoli…sì, gli stessi che lo avevano tradito, abbandonato, lasciato appeso a quella croce, a morire tra gli scherni di chi gli diceva “scendi da lì e ti crederemo”…a questo pensiero, mentre guardavo a terra per non cadere, iniziò a farsi strada in me un barlume di speranza: “…è proprio perché è salito su quella croce che io credo…è stato quell’amore assurdo, totale, gratuito, a far rotolare la pietra che avevo sul cuore, è quella croce che sta dando un senso a questo dolore, è quella croce che mi sta tenendo in vita, anche ora che sono circondata dal nulla….”
Ma in quel momento non potevo dare sostanza a quell’intuizione, l’immagine di quella pietra rotolata sovrastava ogni altro pensiero…quando li trovai, riuscii a mala pena ad ansimare poche parole sconnesse “il sepolcro…aperto…lo hanno portato via…” loro erano più veloci di me, e io ero stanca, ma riuscii comunque a stargli dietro e a raggiungerli; li vidi fermarsi davanti al sepolcro, li vidi entrare, guardarsi, andarsene.
Di nuovo sola, in quel luogo che ormai non aveva più nulla da dirmi; mi accasciai su una roccia e lasciai andare tutto: piansi, come non piangevo da anni, piansi tutte le lacrime che avevo ricacciato per mostrarmi forte, tutte le lacrime trasformate in falsi sorrisi per compiacere chi mi usava, tutte le lacrime di rabbia trattenute a morsi, per non trasformarmi da vittima in carnefice…lasciai andare quel torrente di lacrime, che scorresse, che spazzasse via tutto! Cosa importava ormai?
All’improvviso, con la vista annebbiata dal pianto, vidi una luce brillare nel sepolcro; guardai meglio: erano due uomini, o almeno così pensai; con voce pacata ma autorevole, mi dissero “Donna, perché piangi?” Da dove venivano? Perché non li avevo visti arrivare? Perché non avevo paura di loro? E perché si interessavano a me? Come potevo spiegargli il deserto che mi portavo dentro? Feci un profondo respiro, perché stavo ancora singhiozzando, e con un filo di voce risposi “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno messo” il mio Signore, il mio tutto, non c’era più…cos’altro mi rimaneva, se non lacrime? Eppure, nello stesso momento in cui dichiaravo apertamente la fine di ogni mia speranza, sentii di nuovo un soffio di vita dentro di me…mi voltai e vidi un uomo, non avevo idea di chi fosse, ma il suo sguardo era gentile, direi quasi amorevole…con la tenerezza di un padre, mi chiese “Perché piangi? Chi cerchi?” L’anelito di vita si fece più forte, e pur nella mia disperazione, sentii l’impulso di reagire; con la voce ancora rotta dal pianto, e lo sguardo a terra, osai rispondere: “Signore, se lo hai portato via tu, dimmi dov’è, e io andrò a prenderlo”.
All’improvviso, il buio scomparve, il silenzio fu squarciato da un suono morbido, quasi una carezza, ma con la potenza di un tuono: “Maria!” Mi voltai: era Lui, ed era lì, in piedi, davanti a me…vivo! Non so dire cosa provai, fu come risvegliarsi da un incubo, per assistere alla prima alba della storia…mi ricordai di quando aveva detto che avrebbe ricostruito il tempio in tre giorni, allora nessuno di noi aveva capito che parlava del suo corpo.
Le lacrime continuavano a scendere, ma ora erano lacrime di gioia; a gran fatica, riuscii ad emettere un suono: “Rabbunì!”…non riuscii a dire altro, ma del resto non c’era nient’altro da dire, mi bastava che Lui fosse lì, di fronte a me…fu Lui a parlarmi, restituendomi tutto quello che credevo di aver perso: i miei fratelli, il mio Dio, la gioia di poter gridare al mondo “Ho visto il Signore!”

Il segno

Ebbene, siamo arrivati all’ultimo giorno, Gesù è finalmente risorto e manca solo un elemento per completare il nostro accogliente luogo per poter seminare: l’innaffiatoio. E come il seme ha bisogno dell’acqua per poter germogliare, così anche noi abbiamo bisogno dell’acqua viva che è Cristo stesso affinché la Fede, la Speranza e l’Amore crescano in noi. Il Risorto è l’unica sorgente che può placare la nostra sete di senso, di Verità, d’Amore.
Ascoltiamo questa benedetta sete di Infinito che portiamo nel cuore!

Ora che è davvero tutto pronto, vi invitiamo, nella giornata di DOMANI, a piantare i vostri semi di prezzemolo. Abbiamo scelto questa pianta perché è robusta, cresce vigorosa, si coltiva con discreta facilità, ma tende a germogliare lentamente. Questo ha due effetti: “costringerci” ad avere un po’ di pazienza e accompagnarci per un tempo più lungo. E poi, diciamocelo, il prezzemolo, in cucina, sta bene in tantissimi piatti, quindi non possiamo tralasciare anche l’utilità di questa piantina aromatica.
Ma vi starete chiedendo perché proprio DOMANI. Beh, prima di tutto in una giornata come oggi è già tanto che abbiate avuto il tempo e la pazienza di leggerci fin qui (che non è scontato); seconda ragione, la più importante, è perché la Pasqua non finisce con oggi, anzi: la Pasqua INIZIA con oggi e prosegue nei giorni a venire! Ed è un cammino che vogliamo continuare insieme: così domani, quando pianteremo i nostri semi di prezzemolo, diventerà un modo per pensarci, per sapere che stiamo vivendo la stessa esperienza, condividendo lo stesso cammino, un po’ come quando ci si ritrova ad un concerto dei The Sun!

E così, oggi, vi salutiamo con ben due canzoni, una sorta di prima e dopo Resurrezione. Buon ascolto!
Il cammino continua ogni giorno, insieme! Buona Pasqua del Signore!

Officina del Sole

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