Da qualche mese la Chiesa ha un nuovo papa, Leone XIV, il primo appartenente all’Ordine di Sant’Agostino. Noi della redazione siamo stati incuriositi da questa novità e abbiamo pensato di intervistare il nostro caro amico padre Gabriele Pedicino, suo confratello, per scoprire assieme a lui le peculiarità di questa famiglia. Il Signore ci sorprende sempre e così scoprirete, leggendo l’intervista, quanta Bellezza c’è in ognuno di noi e nell’amore che ci lega in quanto fratelli.
Ringraziamo dal profondo del cuore padre Gabriele per le sue parole e il tempo che ci ha dedicato.
Buona lettura!
Da poco più di un anno sei diventato Priore Provinciale degli Agostiniani d’Italia, che cosa vuol dire per te far parte di questa famiglia? E cosa insegna la Regola di sant’Agostino?
Questa domanda mi piace! È bella l’espressione “famiglia”: è quello che dovrebbe essere la Chiesa per ogni credente e una congregazione per ognuno dei suoi membri. E per me l’Ordine di sant’Agostino, del quale ho cominciato a far parte esattamente trenta anni fa, è una famiglia. Ad una famiglia senti di appartenergli e senti che ti appartiene e allora la ami, la servi, la giustifichi. E proprio come ci insegna Agostino nella Regola cerchi ogni giorno di mettere il bene comune prima del tuo personale e questo ti salva la vita e te la risolve.
Papa Leone XIV è un tuo confratello, da lui sei stato anche consacrato e una delle sue primissime visite l’ha fatta a sorpresa proprio presso la sede italiana del vostro ordine, che significato ha per voi questa elezione e cosa, secondo te, l’essere un agostiniano potrà aggiungere al suo pontificato?
Il Papa stesso in quella prima visita alla Curia, dove ero presente anche io, ha affermato che dovrà rinunciare a molte cose della sua quotidianità e delle sue abitudini, ma non rinuncerà ad essere agostiniano. Certo il Papa è il Papa, è il “Dolce Cristo in terra” e lo è per tutti, non solo per gli agostiniani, ma già dalle sue prime omelie, dai suoi primi discorsi, dalle scelte che sta prendendo si sente e si vede l’influsso della formazione e del carisma agostiniano. Penso per esempio a quando nel discorso di inizio pontificato ha esclamato che non guiderà la Chiesa come un condottiero solitario. Questo è tipico dell’esperienza di agostiniana dove si cammina, si fa discernimento insieme.
Le sue prime parole dopo l’elezione sono state: “La Pace sia con tutti voi! Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”. Quanto importante è oggi questo messaggio per noi cristiani e per la nostra vita di ogni giorno? E per il mondo?
Qui vorrei rispondere con una bella citazione del Santo Padre Agostino: “La pace sia la nostra diletta e amica; il nostro cuore sia il suo casto giaciglio; con essa ci sia una quiete sicura e una compagnia senza amarezze, ci sia un dolce abbraccio e un’amicizia indissolubile” (Sant’Agostino, Disc. 357).
Ecco vorrei dire che con la pace dobbiamo essere proprio amici! E per essere amici della Pace dobbiamo essere amici di Cristo! Papa Prevost dalla Loggia delle Benedizioni ci ha voluto appunto dire questo con il saluto di Cristo: la pace di cui ha bisogno il mondo non è quella che si costruisce a tavolino ma quella che dà il Cristo Risorto!
Questo è un “Tempo per dialogare e costruire ponti” è un’altra espressione utilizzata da papa Leone XIV in questi primi mesi di pontificato, in concreto cosa vuol dire? E cosa dovremmo fare noi cristiani per migliorare le relazioni che viviamo quotidianamente?
Appunto! Migliorare le relazioni che viviamo quotidianamente! Prima di pretendere dai massimi sistemi dobbiamo costruire ponti e dialogare nel nostro cuore che a volte è il primo ad essere diviso e a generare divisioni. Dialogare e costruire nelle nostre famiglie, nei luoghi di lavoro e nelle comunità. Passi piccoli, semplici, possibili ma che ci possono riportare a casa. Passi, che possono riportare l’umanità nella casa della comunione, dell’unità e della pace. Però dobbiamo partire da noi, fare noi il primo passo, non aspettare sempre che sia qualcun altro a farlo.
Cosa significano per la tua vita spirituale Sant’Agostino e Santa Rita da Cascia? E in cosa sono per te “maestri”?
Sono nato, battezzato e cresciuto in una parrocchia intitolata a Santa Rita e la cui cura pastorale è affidata da sempre ai frati agostiniani. Quindi potremmo parafrasare le parole di sant’Agostino dicendo che ho bevuto latte agostiniano sin dal seno materno! Rita mi ha insegnato davvero che nulla è impossibile a Dio. E tante volte ho fatto esperienza che è davvero così!
Agostino mi ha travolto con il suo amore per la Bellezza spirituale, antica e sempre nuova.
Hai vissuto il pellegrinaggio a Santiago con gli Spiriti del Sole nelle ultime due edizioni di “Un invito poi un viaggio”, cosa ha significato per te? E perché consiglieresti di prendervi parte? Qual è stato il tuo ruolo durante l’esperienza del cammino?
Anche qui vorrei rispondere prendendo le parole di sant’Agostino nel discorso 256: “Canta e cammina! Che cosa vuol dire: cammina? Avanza, avanza nel bene, poiché a dire dell’Apostolo ci sono alcuni che progrediscono in peggio. Se tu progredisci, cammini, ma devi progredire nel bene, nella retta fede, nella buona condotta. Canta e cammina! Non uscire di strada, non volgerti indietro, non fermarti!”.
Il pellegrinaggio a Santiago con gli Spiriti del Sole e i The Sun penso possa essere sintetizzato proprio da queste due parole, canta e cammina. Canta le canzoni dei The Sun, certo, ma cantale con la tua vita buona e progredisci nel bene. Il pellegrinaggio che abbiamo vissuto è immagine di quello della vita ed educa a vivere la vita ricordandoci che siamo pellegrini, che la nostra casa non è qui, ma in cielo! Per questo consiglierei a tutti di farlo perché è una buona scuola interiore.
Io nel pellegrinaggio ho camminato con gli altri, poi avevo il compito di dettare una piccola meditazione al mattino prima di iniziare il cammino, poi il servizio delle confessioni durante la giornata e la celebrazione quotidiana della Santa Messa.
Sei direttore spirituale della band The Sun da più di dieci anni, cosa significa questo per te? Che importanza dai alla musica? Quale messaggio questo gruppo porta con le sue canzoni?
Questa domanda è la più difficile perché ci sarebbero tante cose da dire. Provo a sintetizzare che per me essere assistente della Band è significato, e significa molto. Ho imparato molto da loro, dalle esperienze che mi hanno permesso di fare, dalle persone, anche dell’Officina, che mi hanno fatto incontrare. Spero anche io di aver fatto qualcosa di buono per loro, forse poco, perché il mio tempo è poco e anche le mie capacità sono limitate ma guardandomi indietro vedo che un po’ di strada insieme l’abbiamo fatta, una strada dove vince la luce!
Riguardo alla domanda sull’importanza che do alla musica, risponderei tanta. Ascolto tanta musica, e vedo che aiuta a far emergere emozioni, produce emozioni. La musica ci racconta e ci aiuta a raccontarci. La musica ci chiama. La musica può essere vocazionale. E nei testi e nella musica dei The Sun trovo molti di questi elementi. Le loro canzoni ti fanno conoscere dentro, ti raccontano, ti chiamano, direi che a volte ti spingono alla scelta. La musica è un’ “arma” per la pace, e per usare le parole dell’ultimo singolo, proprio dei The Sun, direi che la musica ci mostra la via dell’amore!
La Redazione
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